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"Chiarugi non era in fuorigioco": Sergio Taccone e lo scandalo di Lazio-Milan, la stella rossonera sfumata

Giulio Bucchi
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Pasqua 1973, altra Italia e altro calcio, ma non troppo. Il Var si chiamava moviola e serviva solo ad alimentare polemiche e recriminazioni, non certo a cambiare l'esito della partita. E così Lazio-Milan 2-1passerà alla piccola grande storia pallonara come quella del gol di Luciano Chiarugi annullato. Ingiustamente, perché Chiarugi non era in fuorigioco: è il titolo dell'ultimo libro di Sergio Taccone (Urbone Publishing), 46enne giornalista siracusano di La Sicilia e Avvenire e, per inciso, "vecchio cuore rossonero". Non si tratta però dell'opera di un tifoso milanista furioso, ma di un affresco documentatissimo e al tempo stesso sentimentale di un grande sogno svanito, il decimo scudetto della stella sfumato all'ultimo minuto dell'ultima giornata di campionato. Quel Milan, allenato da Nereo Rocco e guidato in campo dall'immenso Gianni Rivera, sbattè all'Olimpico contro il fischietto del mitico arbitro Concetto Lo Bello (che con il Golden Boy non aveva un buon rapporto) e le distrazioni fatali dei suoi due guardalinee Nicolosi e Di Gaetano. Prima il gol annullato a Chiarugi, regolare, poi le squalifiche a Rivera e al Paron Rocco. La volata a tre contro Juventus e la stessa Lazio condizionata da veleni e sospetti incrociati, aria di complotti e legami poco chiari, fino all'esito clamoroso, un mese dopo quella partita, degli ultimi 90 minuti con il Milan davanti di un punto sulla Juve ma crollato 5-3 a Verona, la Fatal Verona, e i bianconeri vittoriosi 2-1 in casa della Roma con gol allo scadere di Cuccureddu. Una beffa atroce, che percorre tutto il libro di Taccone, bravo a volare leggero tra i trionfi di quella stagione (la Coppa delle Coppe, tre giorni prima di Verona, nella finale di Salonicco contro il Leeds, e la Coppa Italia vinta come rivincita proprio contro la Juve), le imprese, i protagonisti (belle le interviste di alcuni dei protagonisti rossoneri, dal portiere Vecchi al terzino Sabadini fino al bomber Prati), gli stralci dei quotidiani dell'epoca e gli amarissimi scherzi del destino non solo sportivo. D'altronde l'autore, di alti e bassi milanisti, ha fatto la sua cifra di narratore sportivo. Ha cantato, per esempio, La Mitropa Cup del Milan (uno de pochi libri dedicati alla coppa "dimenticata" dell'albo d'oro rossonero, quella vinta nel 1982 dopo la prima, storica stagione in B) e su Facebook ha dato vita a una pagina suggestiva, sanguigna e a tratti commovente, Quando il Milan era un piccolo Diavolo, che raccoglie fotografie, nomi e aneddoti del Milan pre-berlusconiano. Su per giù, dal 1979 al 1986: le due retrocessioni, la Cavese, Blissett, Battistini, Hateley e il gol a Zenga, Vinicio Verza. Quel Milan povero, poetico e totalmente, puramente Casciavit. La gloria è stata di altri, proprio come per Chiarugi. Ma in fondo cos'altro è questa se non l'epica del futbòl? di Claudio Brigliadori @Piadinamilanese

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