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Luciano Moggi, la lezione di calcio di Mandzukic: ecco cosa non hanno capito gli interisti

Gino Coala
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Già prima si faceva fatica a trovare dei possibili rivali della Juve in campionato, adesso che ha vinto anche il Derby d' Italia diventa noioso e anche banale parlare di antagonismo in un torneo dove la capolista ha fatto 43 punti su 45, è imbattuta, ha il migliore attacco e la migliore difesa. Una macchina da guerra che rasenta la perfezione, con gli altri quasi ridotti alla resa incondizionata all' armata dove spicca Ronaldo. Magari farà anche comodo a tanti questa situazione, potrebbe essere infatti un alibi. Il portoghese è un campione, collocato però in un contesto dove il motto "tutti per uno, uno per tutti" è la regola vigente. Con l' Inter la prestazione di CR7 è stata anonima, eppure la Juve ha vinto. È bastato Chiellini (migliore in campo) a presidiare l' area per rendere innocuo l' attacco nerazzurro. Mentre Mandzukic, oltre a svolgere la mansione solita di tuttofare, è stato poi capace di segnare il gol-vittoria su imbeccata di Cancelo, che ha fornito tanti palloni invitanti. Sulla sponda nerazzurra bene Brozovic specialmente nel primo tempo e nonostante la marcatura di Bentancur. Male invece Icardi, poco velleitario oltre che poco mobile. Se a Chiellini dai un riferimento, diventi un obiettivo e il rischio è di toccare poche palle: è quanto successo all' argentino, troppo fermo nei sedici metri e mai nel vivo. Nell' economia del gioco interista servirebbe forse un' attaccante "alla Mandzukic", capace di dare aiuto a centrocampo e difesa, oltre a venire anche a prendersi i palloni invece di aspettarli. Ovviamente è una nostra impressione, con tutto il rispetto per "il fiuto" di Icardi: alla fine, potrà anche segnare qualche gol in più di Mario, ma le reti vanno pesate e in questo lo juventino è un maestro. Difficile capire cosa sia passato nella testa di Spalletti quando ha mandato in campo Borja Valero per Politano, l' unico che era riuscito a mettere in qualche difficoltà la retroguardia juventina: il palo di Gagliardini è la conseguenza di un suo slalom. È probabile che abbia avuto paura di perdere, se ha optato per un centrocampista in più per fare densità. Allegri, al contrario, non ha esitato a rischiare anche Douglas Costa per cercare la vittoria. Due modi diversi di vedere il calcio. Almeno si riparte con la Champions, dove la Juve (domani) cercherà il primo posto nel girone contro lo Young Boys: quasi un allenamento. Più difficile ma non impossibile il compito dell' Inter che, ospitando il Psv, deve sperare che il Tottenham perda al Camp Nou contro il Barça: così basterebbe un pareggio. La Roma, guadagnati gli ottavi in anticipo, deve riconquistare i propri tifosi ma soprattutto il presidente Pallotta che, come al solito, tuona: «È una vergogna quel che è successo a Cagliari». Secondo noi, invece di sbraitare, dovrebbe spiegare perché ogni anno vende i migliori e acquista solo giovani speranze o anziani non di pari qualità dei partenti. Si dovrebbe chiedere se Monchi e Di Francesco sono all' altezza della situazione e riflettere sul' ottavo posto della squadra: perché la colpa è solo sua. Il Napoli, dopo il poker al Frosinone, è di scena a Liverpool (4-0 al Bournemouth): non deve perdere presupponendo che il Psg batta la Stella Rossa. Intanto, all' ingenua Lazio non basta l' incontenibile Immobile per evitare il 2-2 beffa con la Samp, e pareggia pure il Milan in casa col Toro: male i due attacchi, male Higuain al rientro dopo la squalifica, troppo egoista. Gattuso conserva comunque il quarto posto davanti a Inzaghi meritandosi il plauso dei propri sostenitori e della società. Un abbraccio alla famiglia di Gigi Radice, un grande che ci ha lasciato. di Luciano Moggi

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