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Antonio Conte, la pallottola e le minacce. "Ecco chi sono i suoi nemici", orrore italiano

Giulio Bucchi
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È successa questa cosa che a definirla «fastidiosa» le fai un complimento: tre giorni fa nella (nuovissima, bellissima, modernissima) sede dell' Inter in viale della Liberazione a Milano è arrivata questa busta - ovviamente anonima, ma con certi fessi non si sa mai - contenente un proiettile. Il testo allegato non contemplava frasi d' amore e, al contrario, minacce di vario genere - alcune dirette a mister Antonio Conte - scritte in un italiano imbarazzante. La faccenda è stata raccontata nell' edizione di ieri del Corriere della Sera, anche se le dinamiche sono state precisate dallo stesso club nerazzurro: la "simpatica" missiva non è stata recapitata direttamente al tecnico pugliese e, quindi, la denuncia non è partita da «casa-Conte», semmai sono stati i responsabili del club ad avviare la "consueta" procedura. «Una bufala!» - Perché consueta? Semplice, la faccenda delle lettere anonime contenenti puttanate varie non è affatto inedita: cosa ci volete fare, il mondo è pieno di fessi e quello del calcio, in Italia, anche di più. Questo il post della moglie di Conte, Elisabetta Muscarello, pubblicato ieri su Facebook: «La storia del proiettile è una bufala!». La questione è stata poi chiarita definitivamente con il comunicato ufficiale dell' Inter: «In relazione alle notizie pubblicate oggi, Fc Internazionale Milano precisa che Antonio Conte non ha ricevuto personalmente alcuna lettera minatoria e, di conseguenza, non si è recato in prima persona a sporgere denuncia. È stato il club a ricevere una lettera e, come da prassi in questo genere di situazioni, ha provveduto a rivolgersi alle autorità competenti». Alla luce del fattaccio il servizio di vigilanza intorno alla sede del club è stato rafforzato. Fine. E, quindi, a sud delle Alpi, va così: un tecnico vincente e da sempre "in prima linea" dà fastidio a qualcuno e si finisce a dover scrivere di rotture che con il pallone che rotola c' entrano nulla. Le stesse "rotture" avranno certamente dato parecchio fastidio all' interessato (sì, Conte), lui che circa un mese fa - era la vigilia di Inter-Juventus - a proposito del suo ritorno in Italia dopo l' esperienza al Chelsea, si era espresso così: «A volte mi chiedo "chi me lo ha fatto fare di tornare in Italia?". Sarà sempre più difficile trasmettere valori positivi, sono in difficoltà, se continua così sono pronto a dire basta». Ce l' aveva con un certo tipo di "eccessi da tifo" (proprio il giorno di Inter-Juve fuori da San Siro comparve uno striscione da mani nei capelli: «Da Lecce a Bari, da Torino a Milano, sei senza dignità questa è la verità. Antonio Conte uomo di me..a!»), ma anche con chi - giornalisti e affini - troppo spesso tendono a enfatizzare determinate non-notizie. Problema per De Vrij - E già c' è chi giunge a nuove "sentenze" del genere «dopo la storia del proiettile vuoi vedere che Conte è capace di dire addio?». Non accadrà, non è nella natura dell' ex ct, ma è vero che certe situazioni potrebbero condizionare determinate decisioni quanto a «futuro nel calcio italiano». Di sicuro la giornata di ieri ha portato altre "rogne", giunte direttamente dal ritiro dell' Olanda: il perno della difesa nerazzurra Stefan De Vrij ha saltato il match contro l' Irlanda del Nord per un problema fisico. Il guaio non dovrebbe essere serio, ma nei giorni delle conferenze "contiane" in cui si è parlato di rosa da completare, infortuni e problemi vari, la notizia deve aver disturbato assai il tecnico leccese. Tipici, maledetti effetti collaterali da "sosta per le Nazionali...". PS: almeno Lukaku, ancora titolare in Russia-Belgio (1-4), ha segnato. di Fabrizio Biasin

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