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Burak Karan, dalla Bundesliga alla morte in Siria

Burak Karan

Giocò con Boateng e Khedira nella nazionale tedesca under-17. Ma pensava solo alla guerra nel nome di Allah e al suo popolo. Così era partito...

Eleonora Tesconi
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Burak Karan è morto a 27 anni, e aveva un talento calcistico innato, tanto che soltanto una manciata di anni fa in molti erano convinti potesse diventare una vera stella del pallone. Ma il destino aveva in serbo per lui tutt'altra sorte. Dalla Bundesliga e la nazionale tedesca under 17, dove ha militato nel 2003, è finito a combattere la jihad  in Siria, dai campi di gioco alla ribellione contro i soldati di regime di Bashar Al Assad. E una settimana fa, come ha fatto sapere per primo il tabloid tedesco Bild, proprio là, a pochi chilometri dal confine con la Turchia, da dove proviene la sua famiglia, è stato falciato dall'esplosione di una bomba lanciata dai caccia del dittatore.  Le immagini di Burak Karan Guarda il video su LiberoTv Il cordoglio - I suoi ex compagni di squadra, gente del calibro di Kevin Boateng e del tedesco Sami Khedira, con cui aveva giocato in nazionale, appresa la notizia, lo hanno voluto salutare, a modo loro: "R.I.P. fratello mio Burak K.!! Non dimenticherò mai il tempo trascorso insieme, tu eri un vero amico!!", ha postato il centrocampista dello Shalke 04 sulla sua pagina Twitter, con tanto di foto del giovane scomparso. Ma Karan, nei video e nelle immagini che si possono vedere Youtube e online, non sembra più il calciatore adolescente di un tempo, quello con il viso pulito, i capelli corti e lo sguardo sereno.  "Pensava solo alla jihad" - Aveva la barba, l'espressione ribelle, e nella mano teneva impugnato un kalashnikov. Il fratello, Mustafa, non riesce a darci pace per il fatto che Burak fosse diventato un ribelle islamista, e ricorda: "Mi diceva che carriera e denaro non gli importavano. Invece cercava sempre video in Internet dalle zone di guerra. Era disperato, pieno di compassione per le vittime. Così ha iniziato a cercare modi di aiutare i suoi fratelli nella fede", ha dichiarato. "Burak parlava solo di jihad e altre cose di guerra", ha invece sostenuto la sorella Zuhal. E ora, per far luce sulla vicenda, si è messa in moto la procura generale dello Stato, che sta indagando su Karan per sostegno a una rete terroristica internazionale.   

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