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Luciano Moggi intervista Fabio Cannavaro: "Coronavirus, così il calcio è ripartito in Cina"

Luciano Moggi
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Ci voleva il Coronavirus ad impaurirci: forse si sta materializzando il terzo segreto di Fatima che, a mezzo di questo virus, vuole ammonire il mondo affinché la fratellanza e l'amicizia - parole da troppo tempo in disuso - tornino a trionfare e la salute debba essere considerata veramente il bene maggiore, anche al di là dell'economia per la quale si sono fatte le guerre. E a proposito del Coronavirus, in questo momento l'Italia è invasa da menti eccelse che ogni sera ci accompagnano nelle televisioni propinandoci pareri quasi sempre discordi tra loro, essendo il virus sconosciuto. L'unica cosa che si è potuta capire è quanto sia stato sbagliato inizialmente, quando cominciavano a giungere da lontano notizie sul Covid19: si sarebbero dovuti fare subito i tamponi.

Evidentemente, però, il detto «prevenire meglio che curare» non fa parte delle nozioni dei nostri governanti e per questo motivo il contagio si è allargato a macchia d'olio: e pensare che, per evitarlo, sarebbe bastato smascherare gli asintomatici. Si tenta adesso di recuperare facendo i tamponi a raffica con il solo risultato di ingenerare confusione totale nella conta dei contagiati che aumentano ovviamente in relazione al maggior numero di tamponi effettuati. Sarebbe bastato seguire l'esempio della Grecia che a gennaio, quando arrivavano i primi rumors dalla Cina, ha chiuso i propri confini ordinando ai cittadini il coprifuoco. Risultato: 102 decessi. In Italia stiamo facendo la stessa cosa, ma con 50 giorni di ritardo rispetto ai greci.

Intanto il calcio non sa ancora se riprendere o meno il campionato e prima ancora gli allenamenti e in Italia si buttano lì date senza tener conto dell'evoluzione futura del virus. Errori che invece non hanno fatto in Cina - loro amano il nostro calcio e vorrebbero emularci, ma noi dovremmo emulare loro per la fermezza nei comportamenti -, dove Fabio Cannavaro, tecnico del Guangzhou (ieri il club ha licenziato Yu Hanchao, 33 anni, per aver falsificato la targa dell'auto), è tornato in campo per la ripresa del campionato.

Fabio, è stata stabilita la data di inizio del vostro campionato?
«Non ancora, ma già si ipotizza di riprendere tra giugno e luglio».

Ma voi avete ripreso l'attività?
«Sì, regolarmente: quattro allenamenti alla settimana e due giorni di riposo».

 

 

Con quali accorgimenti?
«Quando entriamo al centro sportivo con il pullman ci viene misurata la temperatura, controllano e trascrivono i documenti dell'autista e disinfettano le gomme con lo spray. A fine allenamento viene misurata la temperatura di tutti negli spogliatoi e la stessa operazione viene fatta quando usciamo dal centro».

Però sembra che in Cina ci siano stati ulteriori contagi.
«Sì, probabilmente per il ritorno a casa di alcuni cinesi. Adesso le frontiere sono state chiuse per cui non si può né rientrare né uscire».

Come siete sistemati voi italiani?
«Ognuno ha il suo appartamento, sanificato giornalmente».

E se andate in città?
«Si esce sempre con la mascherina e quando, per esempio, andiamo al ristorante dobbiamo lasciare passaporto e numero di telefono perché, nel caso ci sia qualcuno contagiato, convocano tutti i presenti per le visite di rito ed eventualmente la quarantena».

Qui in Italia invece siamo ancora blindati.
«Sì, e la gente deve stare a casa perché manca poco. Lo so che è dura, che in molti soffrono, ma è l'unico modo per non diffondere il virus».

Fabio, ma tu ci pensi a un ritorno qui da noi? Nel nostro calcio intendo.
«Ho iniziato ad allenare da 5 anni e sogno di guidare un giorno una grande squadra. Ho avuto la fortuna di avere i migliori tecnici degli ultimi 50 anni e da ognuno di loro spero di aver preso qualcosa e spero che il giorno che deciderò di tornare in Europa sarò pronto».

 

 

Ti piacerebbe la panchina del Napoli?
«Beh, è uno dei grandi club. Napoli mi è sempre mancata: sono andato via a 21 anni ma sono rimasto sempre molto legato. Ho vissuto in tante città del mondo, ma resterò a vivere a Napoli: da piccolo sognavo di diventare un simbolo della squadra».

La nostra serie A la segui? Quale è il tuo giocatore preferito?
« Mi piace molto Bernardeschi, mi piacciono Insigne e Immobile, fare un solo nome è difficile».

E tra gli allenatori?
«Penso che Sarri sia un tecnico di grandissimo livello: sicuramente sta faticando più del previsto a trasmettere le sue idee alla Juve e questo magari sta condizionando un po' il gioco, però le qualità non si discutono».

E Gattuso? Anche lui, come te, ha iniziato da poco.
«Il Milan ha sbagliato a mandarlo via, purtroppo non l'hanno capito. Rino è preparato, ti dà fiducia, fa giocare bene e quindi merita la fiducia del Napoli».

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