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Valentino Rossi cacciatore di talenti: non vince dal 2017, ma occhio al suo fiuto per gli eredi

Tommaso Lorenzini
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Il cacciatore di un sogno, quello del decimo titolo nel Montomondiale, per adesso deve accontentarsi della laurea di cacciatore di talenti. Valentino Rossi si starà ancora mangiando le mani per quel podio sfuggitogli domenica scorsa a mezzo giro dalla bandiera a scacchi e per la vittoria che manca da Assen 2017, tuttavia può guardarsi intorno e sorridere lo stesso perché ha seminato bene, bene, bene. Lui e l'amico di sempre, Uccio Salucci, mettendo in piedi la VR46 Riders Academy, hanno creato un unicum al mondo, una scuola di moto e di vita per giovani piloti che fa faville, fa notizia, probabilmente fa anche invidia e, per il momento, ha sfornato: due campioni Mondiali Junior Moto3, Dennis Foggia e Lorenzo Dalla Porta; lo stesso Dalla Porta poi nel 2019 ha vinto il Mondiale Moto3; due iridati in Moto2, quei Franco Morbidelli e Pecco Bagnaia che nella MotoGp a Misano hanno messo dietro il Maestro chiudendo primo e secondo, e hanno giustificato l'intuizione, la pazza idea, gli sforzi anche economici del progetto. Senza dimenticare che dalle cure del Dottore arrivano anche Bezzecchi, Migno, Vietti, Antonelli, Manzi e che Luca Marini, fratellastro di Vale e ovviamente membro "di diritto" dell'accademia, comanda la classifica della Moto2 davanti a Bastianini e Bezzecchi.

 

 

INTUIZIONE DI GRAZIANO
Formalizzata nel 2014, l'Academy è la discendente della Cava, quella struttura dismessa dove Rossi, assieme agli amici fra i quali Marco Simoncelli, e pure babbo Graziano, andava a girare con la moto da cross per allenarsi. Nel 2009 l'intuizione, il "Grazia" in quel campo sdraiato fra Tavullia e le colline che scendono al mare "vede" di più, vede una pista perfetta dove andare a fare i traversi, lo acquista, indica le percorrenze, le curve, lo disegna. Dalla Cava al Ranch (inizialmente si chiamava la Biscia: pistino nervoso, tortuoso) il passaggio arriva nel 2011: i primi a girarci Vale, Pasini e il Sic. Oggi in questi quasi 70 ettari ci sono ancora il laghetto con le oche e gli altri animali da fattoria del custode Antonio Di Girolamo, c'è la pista per le macchinine radiocomandate, un must nell'era della playstation e delel corse virtuali. Lo spirito è rimasto quello da piadina e birra, i risultati sono diventati Mondiali poiché nel frattempo, The Doctor ha deciso che quella sarebbe diventata il quartier generale, la scuola dove insegnare ad andare in moto "alla Rossi" ai futuri piloti. Valentino ha fatto ristrutturare la vecchia casa colonica e creato il suo parco giochi con tanto di camere, spogliatoi, sala da pranzo con camino e maxi schermo, dove riguardare e riguardarsi le corse - che vengono sempre registrate - per migliorarsi. Oggi, quel luna park è divenuto una sorta di college, un unicum riconosciuto anche dalla Federmoto. Antonio, il factotum che si occupa della struttura, spiega che «servono tre giorni per risistemare la pista quando girano». Perché qui si va forte. Rossi si è circondato di ragazzi in cui ha intravisto del talento da coltivare. Nel muro dei ricordi, una parte ricoperta di fotografie, ne spunta una di un Morbidelli appena adolescente, occhi curiosi e una nuvola di capelli ricci in testa tutti rasati dalle parti.

ORGANIZZAZIONE
Da quattro anni gli allievi sono sempre una dozzina, scelti «a pelle da me e da Vale», spiegava Uccio a Libero, c'è passata pure gente rimasta a piedi come Bagnaia. In tempi normali, due giorni a settimana si allenano tutti assieme. Il mercoledì il "differenziato", che può essere palestra, cross, minimoto o kart, il sabato tutti al Ranch. Cinque ore di giri cronometrati nella pista in terra battuta di 2,6 km (si fa in circa 2 minuti) poi l'Americana finale nei due ovali concentrici: a ogni giro ne vengono eliminati 2, fino al duello decisivo. Sempre a tutto gas, per vincere, perché l'adrenalina del Ranch è la stessa del Mondiale. Serve abituarsi. «È uno dei segreti del Dottore», commenta Uccio, che dell'Academy è responsabile assieme ad Alberto "Alby" Tebaldi e Carlo Casabianca, «circondarsi di giovani lo aiuta a restare competitivo». Tutti sono seguiti dal professor Fabrizio Angelini, ogni 15 giorni vengono fatte le analisi di sangue e saliva, controllato il peso e la nutrizione, che varia da pilota a pilota. Mentre a tutti viene proibito l'alcol nei weekend di gara: sia perché disidrata, sia perché dal giovedì a prima delle gare in ogni momento la Dorna può ordinare l'alcol test. E chi è positivo viene squalificato. E non è un affare da poco. È stato stimato che la manutenzione ordinaria costa sui 200 mila euro l'anno, ai quali si aggiungono i circa 60-70 mila annui per ogni pilota dell'Academy. Un milioncino, forse poca roba per il portafogli di Rossi, si dirà, ma se è anche vero che Vale può essere disposto a fare da mecenate, il sogno Academy non nasce esclusivamente come sfizio, come passione, ma dietro ha pure un progetto industriale, appoggiandosi ai vari sponsor e anche alla VR46, l'azienda di merchandising con base a Tavullia: oltre 40 dipendenti, fatturato di circa 20 milioni di euro (un milione di tasse finisce nelle casse del Comune) presenza in cinquanta Paesi sparsi per il mondo. A fine stagione, poi ecco la «100 chilometri dei campioni», appuntamento clou del Ranch, come se fosse quello l'ultimo Gp dell'anno. Vogliono sempre esserci tutti: l'Inno d'Italia, una volta perfino un paio di vecchi caccia russi a sorvolare la pista (pilotati da appassionati di un vicino aeroclub) poi la corsa senza esclusione di colpi e grigliatona per finire. Sarà anche un'università, ma sempre in Romagna siamo...

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