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Serie A, la corsa allo scudetto del Milan e dell'Inter passa per le mani dei portieri: le differenze tra i due

Fabrizio Biasin
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 Eccoci qui a parlare di portieri, quelli di Milano per la precisione. E il motivo è presto detto, fan tremare tutti e due, sia quello rossonero che quello nerazzurro. E le ragioni son diverse, sia chiaro. Da una parte c'è Gigione Donnarumma, attualmente il miglior guantone della serie A, forse d'Europa, qualcuno dice addirittura del mondo intero. Può anche essere e, comunque, la questione è un'altra. Gigione pacioccone è un portiere del Milan solo sulla carta, nel senso che sì, gioca con la maglia rossonera e magari lo farà in eterno, ma attualmente, in quanto svincolato, è di proprietà... del suo agente, che poi è Mino Raiola. E Mino Raiola è un bel volpino, lo sanno anche la mia e tua nonna che di calcio poco si interessano.

 

 

Il club tratta, Minone si lecca i baffi e chiede dieci milioni di ingaggio netto, il contratto a breve termine e una clausola di rescissione a cifre ridotte (più chissà cos' altro, tra bonus e orpelli); Maldini arriva fino a sette cucuzze più bonus, che per i tempi che corrono sono già una bella cifra. Un punto d'incontro si troverà, ne siamo certi, ma non è bello pensare che ad ogni parata importante del perticone (quest' anno ne fa a bizzeffe) il suo tuttofare moltiplichi la forza contrattuale. Sono le distorsioni del calcio e, per ora, non possiamo farci niente: gli agenti fanno il bello e cattivo tempo, portano furbescamente i rispettivi pupilli a scadenza, i club possono solo abbozzare e sperare nel buon cuore dei giocatori. Donnarumma ha già fatto intendere di voler restare a lungo nel Milan per - chissà - magari superare i record astronomici targati Paolo Maldini (a neanche 22 anni ha già collezionato 229 presenze), però la variabile raiolesca spaventa non poco, perché è facile immaginare che ci sia la fila di pretendenti per cotanto, succulento parametro zero (che poi "zero" non è mai, in questi casi i procuratori pretendono e ottengono sontuosi fettoni della torta).

 

 

Sull'altro lato della cotoletta (ovviamente alla milanese) tocca affrontare la questione Handanovic che, invece, non ha alcun genere di mercato e, semmai, deve fare i conti con un problema ancor più serio: a 36 anni suonati è sì il capitano della beneamatissima, ma non dà più alcuna sicurezza. L'uscita alla bersagliera nel match di Coppa Italia contro la Juve (con conseguente gol facile-facile griffato Ronaldo) rappresenta l'ennesimo inciampo di questa stagione parecchio negativa. Sono lontane le grandi e brillantissime prestazioni di cotanto sloveno, limitate nell'attuale campionato al partitone col Napoli (quella vittoria porta decisamente il suo nome) e alla parata nel finale del match di qualche settimana fa, proprio contro i bianconeri in campionato. Stop.

Per il resto il silenziosissimo Samir - 371 presenze in nerazzurro - pare abbia avuto un tracollo mentale, prima ancora che fisico; fatica a fare la scelta giusta, non dà sicurezza a un reparto (quello difensivo) che pure funziona bene, e questo nonostante la fiducia totale del suo allenatore, Antonio Conte, che non ha mai concesso neanche le briciole al vice Ionut Radu, ragazzo di 23 anni con un passato promettente (50 presenze nel Genoa) e un presente da soprammobile. In futuro tra i pali dell'Inter potrebbe arrivare Juan Musso, 26 anni, attuale baluardo dell'Udinese, altri parlano di Alessio Cragno del Cagliari, pure lui 26enne, ma è anche vero che al momento è impossibile fare qualunque genere di ipotesi (la famiglia Zhang è in rapida uscita e fino a quando non si chiarirà la questione societaria... non uscirà un euro). E quindi sì, Gigio e Samir, "estremi" delle milanesi in tutti i sensi e possibili chiavi nella corsa allo tricolor, perché il portiere lo noti quando è bravo ma, soprattutto, quando non combina disastri. Infame il destino dell'uomo con i guantoni: la chiamavano «solitudine dei numeri 1». 

 

 

 

 

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