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Fognini-Caruso dopo Ibra-Lukaku, una rissa al giorno: delirio e insulti sul campo da tennis

Claudio Savelli
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Un battibecco come quello tra Lukaku e Ibra non è nuovo nel calcio. Lo stupore è per chi se ne è stupito, come se fosse la prima volta che due giocatori si beccano, come se non avessero mai visto un litigio. Forse il calcio è diventato uno sport più morbido, patinato ed educato negli ultimi anni, per più ragioni: gli sponsor, lo stile di gioco, le telecamere e il Var. I colpi proibiti che un tempo erano all'ordine del giorno, ora sono rari, e le risse, di conseguenza, non trovano la miccia per esplodere. Per questo, anche se restano nel campo verbale, sono accolte come fattacci di un altro mondo e ci si rimane su, per giorni e giorni, fino a oggi, fino a queste righe. È meno banale, nel calcio, uno scontro a distanza tra l'allenatore di una squadra e il presidente di un'altra.

 

 

 

 

 

Non si vedono spesso dita galeotte e inviti a mettersele in quel posto, quelle dita. Questo è successo tra Antonio Conte e Andrea Agnelli: sulla Rai, in occasione del ritorno di Coppa Italia di Juventus-Inter, è andata in onda una rissa da bar, figlia di vecchie ruggini passate, motivata dall'incapacità di risolvere un conto in sospeso in sede privata. Il confine non è più quello sportivo e infatti il giudice, come per Lukaku e Ibra, non ha impartito squalifiche ma al contempo ha passato il caso nelle mani della Procura Federale. Quest' ultima deciderà se archiviare il tutto o deferire al Tribunale Federale Nazionale, con la via di mezzo del patteggiamento, da tradurre in multa.

È ancor meno nella norma un diverbio all'intervallo. Non di una partita, beninteso, ma dell'assemblea dei padroni del calcio. La pausa pranzo della riunione decisiva in Lega per l'assegnazione dei diritti tv per il prossimo triennio di Serie A si è infatti trasformata in una rissa: il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, ha chiesto lumi sulla questione fondi, che però non era all'ordine del giorno, ed evidentemente ha dato molto fastidio a Stefano Campoccia, avvocato e vicepresidente dell'Udinese. Sono infatti volate minacce di botte e pure qualche botta vera, secondo Calcio&Finanza. Morale: la decisione che contava, sui diritti tv, è stata rimandata. Per inciso, Dazn resta in vantaggio su Sky, anche per l'assenso di quasi tutte le big (tranne la Roma), ma le proposte scadono il 29 marzo e il presidente Dal Pino ha spinto per il temporeggiamento.

 

 

 

Dal calcio sporco al tennis è un attimo? No, eppure poco prima che si azzuffassero i presidenti italiani, altri due connazionali sui campi dell'Australian Open aprivano un teatrino degno di un trash show della domenica pomeriggio. Trattasi di Fabio Fognini e Salvatore Caruso, con il primo vittorioso sul secondo al quinto set di una partita che non passerà alla storia per le quattro ore abbondanti di gioco ma per la zuffa tra connazionali in diretta mondiale. Dice Caruso avvicinandosi alla rete che lui «non si è permesso di dire una parola tutta la partita», alludendo al fatto che Fognini, invece, di parole ne ha dette troppe. Così quest' ultimo chiede se «non si può dire che l'avversario ha avuto culo», e l'uno smorza e l'altro rincara la dose fino ad un «non rompere» i santissimi e un diplomatico «dopo ne parliamo» dello sconfitto per chiuderla lì.

Se ne vedono di tutti i colori, sempre di più, forse anzi sicuramente perché la pandemia ha atterrato l'umore delle persone, che ora si sfogano dove possono, facendo sport o assistendo ad esso. Vedi, ultima ma non meno importante, l'odiatrice di Nadal. Probabilmente alticcia, una spettatrice ha più volte interrotto la sfida tra il fuoriclasse maiorchino e Mmoh sui campi australiani, sempre loro. E quando Nadal ha segnalato il fastidio, questa signora ha prontamente scatenato in tutta risposta il dito medio, prima di essere accompagnata all'uscita dai responsabili della sicurezza, indecisi se essere seri o divertiti. 

 

 

 

 

 

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