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Inter, la proposta di Carlo Cottarelli: "Noi tifosi diventiamo azionisti e salviamo il club dalla crisi"

Fabrizio Biasin
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Carlo Cottarelli, lei vuole salvare l'Inter con l'azionariato popolare...

 «Veramente questa idea mi è venuta due anni e mezzo fa, a fine 2018. Era da poco iniziata l'era Suning, contattai la società ma non erano interessati. Ora magari ci ascoltano...».

"Ci" con plurale alla "Divino Otelma" o nel senso che siete in tanti?

«Io sono il presidente di InterSpac, siamo sedici soci. Prevediamo l'ingresso di altri trenta soci che potranno dare una mano».

Il solito circolino fru -fru per tifosi radical e pieni di grano...

«Veramente la cosa è aperta a tutti i tifosi dell'Inter, altro che vip. Il modello è quello tedesco. E da quelle parti funziona bene».

Ma, in soldoni, in cosa consiste l'iniziativa?

«Gliela spiego in parole povere: vogliamo portare capitale fresco nell'Inter per rafforzarla. Si tratterebbe di capitale "stabile", non quello dei finanziamenti con tassi d'interesse mostruosi. Quelli sono soldi che sì, arrivano, ma poi finiscono in fretta...».

Cioè, mi faccia capire, lei spera di convincere tot persone a investire grano a fondo perduto come, definiamolo "atto di fede". Sarò onesto: io sono scettico.

«Perché non ha capito il presupposto. Non sono quattrini buttati, con quei soldi lei diventa uno dei proprietari del club».

 

 

 

Beh, in effetti vista in quest' ottica suona diversamente. Ma trattasi di "aiutino" o pensa di poter racimolare cifre importanti?

«Noi pensiamo di poter dare un aiuto assolutamente consistente».

Cottarelli, lei che è del mestiere: la situazione dell'Inter è così brutta co me sembra?

«No, guardi, non so niente di più di quello che si legge sui giornali».

Ma la sua sensazione qual è?

«Che, effettivamente, non sia così bella».

Che opinione ha della proprietà cinese dell'Inter?

«Sono molto grato per quello che Suning ha fatto: ci hanno portato lo scudetto dopo undici anni. Ma ora vogliamo andare avanti...».

Che opinione ha di Antonio Conte? Ha vinto e se n'è andato.

«Un grande professionista. Il calcio moderno è così: si viene e si va...».

Simone Inzaghi?

«Sono felicissimo per il suo arrivo, era la mia prima scelta».

Non Massimiliano Allegri?

«Per carità, un altro juventino... E poi è fondamentale puntare su tecnici promettenti che devono ancora vincere».

Giuseppe Marotta e Piero Ausilio sono due buoni "gestori delle cose nerazzurre"?

«Direi di sì. Avevamo grandi aspettative soprattutto su Marotta, ci ha portato lo scudetto».

Dica la verità, lei quando legge quello che scriviamo noi giornalisti sportivi a proposito di bilanci e macro-economia si fa delle grasse risate.

«Ma no! Le cose che si leggono in giro sono tutte più o meno corrette. Il problema è che avere accesso ai dati è difficilissimo».

...soprattutto con i cinesi.

«Eh, sicuramente c'è meno trasparenza».

 

 

 

Sì, beh, qui a Milano non abbiamo neanche uno stadio di proprietà...

«Ecco, non so a che punto siamo con lo stadio, ma le vendite dei match day sono fondamentali per mantenere il livello di competitività».

Faccia l'indovino: quale sarà il prossimo club italiano a vincere la Champions League?

«L'Inter ovviamente!».

Allora figuriamoci lo scudetto...

«Vedremo la campagna acquisti, ma la rosa attuale è molto diversa da quella post triplete, non è un gruppo così vecchio. Si può fare ancora molto bene».

Da buon interista, sente più rivalità con il Milan o con la Juve?

«Quando vince la Juve, la Juve; quando vince il Milan, il Milan».

Ha visto il servizio delle Iene su Inter-Juve? Quello della famosa ammonizione non data a Pjanic.

«Ricordo bene quella partita, ero a Londra in una pizzeria con mia moglie e mia figlia. Appena hanno espulso Vecino nel primo tempo ho capito che aria tirava e me ne sono andato dalla pizzeria».

Non mi dica che anche lei è un complottista...

«Guardi, non so se c'è stato qualcosa di strano, so solo che io me ne sono andato».

Mi dica il suo giocatore preferito in assoluto e la liber...

«Barella. Nettamente Barella...».

 

 

 

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