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Tokyo 2020, il cavallo non salta? Olimpiadi nel water: lo psicodramma di Anne, lacrime e crisi isterica in mondovisione

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Ci sono regole scritte e oltre di buon senso, anche nel Pentathlon Moderno. Quella scritta è che per la prova di salto a ostacoli, meglio munirsi di un ferro di cavallo (inteso come amuleto), perché gli atleti sono abbinati per estrazione a una serie di cavalli scelti dagli organizzatori. Quella del buon senso impone che, comunque vada, l'animale è l'ultimo dei colpevoli e non si maltratta. Per questo l'allenatrice della squadra tedesca, Kim Raisner, è stata squalificata negli ultimi 2 giorni dei Giochi, ma altri provvedimenti arriveranno poi.

 

Tutto nasce da quanto successo ad Annika Schleu, una delle favorite per il podio. In sorte le è toccato Saint Boy e il feeling tra l'atleta e il cavallo è stato un vero disastro. Qui è come al Palio di Siena, nessun può scegliere con chi correre, ma con la differenza che a Siena almeno per quattro giorni fantino e cavallo vivono in simbiosi, nel Pentathlon invece dopo l'estrazione ci sono soltanto 20 minuti e cinque salti di prova per familiarizzare.

 

Alla nostra Alice Sotero, quarta poi al traguardo, sono costati due errori e 15 punti, con una rincorsa finale non concretizzata. Alla Schleu molto di più e tutti hanno visto le immagini della prova disastrosa che l'ha relegata in fondo alla classifica - al trentunesimo posto - senza possibilità di rimontare nella laser run finale. Alla fine l'atleta tedesca è pure scoppiata a piangere quando l'animale s'è piantato davanti a un ostacolo senza saltare. Ma i giudici hanno anche visto la sua allenatrice che la incitava a percuotere il cavallo per farlo svegliare e poi, a fine prova, sembrava colpirlo anche con un pugno. «Non ha strappato la bocca del cavallo e non aveva speroni taglienti. Torturare i cavalli è un'altra cosa», s'è difesa la Raisner, senza però ottener nulla. Forse la regola è anacronistica, ma la conoscevano tutti.

 

 

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