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Juventus, non solo il gossip su Allegri: retroscena, le ragioni del tracollo

Claudio Savelli
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Se Andrea Pirlo avesse iniziato così male probabilmente sarebbe già stato esonerato. Se fosse stato Maurizio Sarri sarebbe sull'orlo del precipizio. Invece a firmare una delle peggiori partenze della storia della Juventus è Max Allegri, che la storia della Juventus l'ha fatta per cinque anni e quindi di credito da spendere ne ha. Classifica canta, però, e non è un inno alla gioia: 15 punti in 10 partite sono una media da salvezza, se proiettati sull'intero campionato non fanno più di 40 punti, e soprattutto sono 5 in meno rispetto a quelli conquistati da Pirlo un anno fa (-6 dalla vetta rispetto al -13 di Allegri) e addirittura 11 di ritardo rispetto a Sarri, che era primo in classifica dopo 10 giornate e lì rimase. Certo, loro avevano Cristiano Ronaldo, ma il suo addio non avrebbe dovuto liberare la Juve di un peso e consentirle di spiccare il volo? Contro il Sassuolo, Allegri ha perso la seconda partita in casa dopo quella contro l'Empoli: nelle prime 10 giornate non succedeva da 41 anni. Peggio solo nel 1948/49, quando furono tre. L'Inter campione d'Italia è stata sconfitta tre volte nell'intero campionato scorso: Max che è maestro di calcoli avrà già ricalibrato gli obiettivi? Si parla di rimonta come nel 2015/16, quando arrivò il ko della svolta proprio contro il Sassuolo alla decima, ma i punti di distacco dalla vetta erano 11 e non 13 e soprattutto questa Juve non sembra in grado di vincere 15 partite di fila, se è vero che punta a essere solida ma con 13 gol subiti ha la peggior difesa dal 1988/89 a oggi (perfino Delneri nel 2010/11, con 11 reti incassate, fece meglio). Allegri ha indicato la confusione come causa della sconfitta. Una confusione da lui stesso creata. A monte c'è un sistema di gioco obsoleto, un 4-4-2 anni '90 che si regge sulle qualità dei singoli quando i singoli non sono più così superiori agli avversari. A valle il cambio Danilo-Kulusevski che ha aperto il varco a Lopez nel tonfo col Sassuolo.

 

 

 

GRUPPO DI "LAVORO"

Non è da Allegri, maestro di pragmatismo, lucidità e intuito. Incide forse la confusione nella sua vita privata, la rottura con Ambra Angiolini e, soprattutto, il fatto che questa sia stata sbandierata in pubblica piazza? L'uomo richiamato per risolvere i problemi della Juve, non più suoi, si è ritrovato a gestirne altri, tutti suoi. Da settimane è circondato eppure la società non contiene i pettegolezzi mediatici che si moltiplicano sul nulla. L'ultimo è l'"inchiesta" sul capello biondo pubblicata da Oggi, secondo cui il gossip amoroso del mister sarebbe interno alla Juve. Saranno poi fatti suoi? Lo sono ma il mondo non gira per tutti nello stesso verso. Così si alza fumo attorno ai diretti interessati e, soprattutto, a coloro che condividono con loro le giornate, ovvero giocatori incapaci di assumersi le responsabilità come un tempo e dirigenti nuovi (Arrivabene e Cherubini), eccessivamente nervosi (Nedved) o taciturni (il presidente Agnelli). Servirebbe una voce prima della visita di domani al Verona, perché l'ex (vice di Pirlo) Tudor attende al varco. Ed è avvelenato con la Juve ben più di quanto non lo siano i gossippari con Allegri. 

 

 

 

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