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Inter, i due segreti di Simone Inzaghi: indiscreto-Biasin, così il mister ha scritto un pezzo di storia

Fabrizio Biasin
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L'Anno Domini 2021 passerà alla storia - calcisticamente parlando - come l'anno dell'Inter. Ha fatto cose grosse, la squadra di Milano: ha vinto uno scudetto con Conte e si è laureata campione d'inverno con Inzaghi, è andata oltre i cento gol complessivi, cosa che non le era mai capitata, ha smesso di subire reti in campionato (Handanovic non raccoglie un pallone dalla sua porta da oltre 500 minuti, era il 21 novembre) e, soprattutto, ha trovato un equilibrio impressionante. 

 

La macchina perfetta nasce 12 mesi fa, quando Conte decide di mettere in campo il buon Christian Eriksen, fino a quel momento "corpo estraneo". Arriva il successo in Serie A e subito dopo l'apprensione: in estate rischia di andare tutto a farsi benedire tra una cessione (Hakimi), un paio di fughe (Conte e Lukaku), una disgrazia (Eriksen). Marotta e Ausilio mantengono i nervi saldi, si buttano su Inzaghi, Calhanoglu, Dzeko, Dumfries, Dimarco e dopo qualche settimana di "assestamento" il nuovo gruppo diventa persino più bello e competitivo di quello tricolore. Oh, merito dell'allenatore, Inzaghi, e francamente era difficile pensare che l'ex Lazio riuscisse a mettere insieme un meccanismo così oliato, semi-perfetto, capace di aggiungere alla concretezza e severità contiana, tanta leggerezza e voglia di divertirsi. 

 

Inutile star lì a dire «è meglio Conte» o «è meglio Inzaghi», in fondo la bellezza senza trionfi conta poco, ma un punto nel frattempo è già stato messo: l'Inter è tornata agli ottavi di Champions dopo un decennio e a Natale guarda tutti dall'alto in basso. Davvero niente male per una società che nei mesi caldissimi post-scudetto veniva definita dai più «in fase di smantellamento».

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