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Max Allegri vince ma non gode: "Perché è Italiano l'allenatore che doveva scegliere la Juventus"

Claudio Savelli
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Delle migliore delle quattro semifinaliste di Coppa Italia, la peggiore è l'unica che vince - la Juventus, mentre la migliore è l'unica che perde, la Fiorentina. È il paradosso del calcio che dà ragione ad Allegri, quando invece bisognerebbe applaudire Italiano. Perché la Viola sa cosa fare, lo fa al meglio e obbliga la Juventus ad una partita difensiva, dove Allegri esulta agli interventi dei suoi come se fosse Chiellini. Se i bianconeri, rimaneggiati per via delle numerose assenze, sembrano giocare solo per limitare i danni e giocarsela a Torino al ritorno, i Viola accettano di buon grado l'onere del possesso, che non è solo possesso inteso come esercizio di stile sterile per dire poi di predicare un calcio contemporaneo. Ecco, la Fiorentina si distingue per una nuova completezza. È un organismo in cui convive di tutto un po' e per questo un modello, anche se il cammino in Coppa Italia dovesse fermarsi in semifinale e l'Europa sfuggire. Il merito è di Italiano, allenatore che la Juventus avrebbe dovuto scegliere in estate con un atto di coraggio, "approfittando" dell'annata senza scudetto con Pirlo e del bisogno di ricostruire. Italiano ha 44 anni, fa parte della generazione dei nuovi allenatori come appunto Pirlo o De Zerbi, insomma quelli che vengono etichettati - con fare semplicistico - come profeti di un calcio di possesso di eco guardiolista, inteso nell'accezione più negativa: ovvero del bel gioco come esercizio di stile fine a se stesso e non al risultato. Il tecnico della Fiorentina, dove è arrivato dopo aver allenato in D, C, B e bassa serie A (dunque al termine di un processo di crescita logico, che lo ha formato), conosce quello stile di gioco, lo usa ma lo mescola con una praticità che di quel gioco per certi versi ne è la nemesi.

Per via di questo misurato cocktail è impossibile dire che calcio predica Italiano. Ed è un bene perché l'evoluzione del gioco è negli uomini che si sporcano le mani, studiano e reinterpretano. Un esempio: Torreira, regista di un 4-3-3 dunque colui che in teoria dovrebbe schermare la difesa, insegue a tutto campo Arthur, fin nella sua area di rigore. È un'idea presa in prestito dall'Atalanta di Gasperini, degna di nota perché decontestualizzata e riproposta in tutt' altro sistema e coraggiosa perché i due difensori centrali viola sono così obbligati ad un uno contro uno costante e senza protezioni. Contro l'ex Vlahovic per di più. Di fronte ad una Juventus che vuole essere esempio di conservatorismo calcistico e a fronte delle due milanesi in crisi di gioco e di identità (più l'Inter del Milan, a dire il vero), la Fiorentina è un buon motivo per guardare il calcio, anche se al Franchi finisce 0-1 per i bianconeri. Se tre delle prime quattro della classe sono quelle delle semifinali di Coppa, non stupiamoci se in Europa il calcio italiano è di periferia. E nemmeno che il Napoli, rivale del Milan domenica ed eliminato in Coppa proprio dalla Fiorentina (un caso?), senza acquisti in estate e dopo le lunghe assenze possa diventare la terza incomoda per lo scudetto, quella che magari gode.

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