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Inter, a Liverpool la migliore possibile. Così Inzaghi ha spiazzato Klopp: una delusione che servirà per crescere

Claudio Savelli
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L'Inter di scena ad Anfield dimostra che giocare con un baricentro più basso non significa giocare peggio. Semmai che le grandi squadre sono tali quando sanno interpretare le partite, il contesto e i momenti, e comportarsi di conseguenza. L'Inter lo ha fatto. Si è vista la versione che serviva, quindi per definizione quella migliore possibile. Fosse stata poco matura, compatta o male allenata, si sarebbe lanciata in un arrembaggio senza calcoli per recuperare i due gol. Il Liverpool non aspettava altro, si è messo in attesa di una folata nerazzurra per ribaltare il fronte negli spazi aperti e chiudere i conti, ma Inzaghi lo ha intuito e non ci è cascato. Ha preparato così una partita che Klopp non si aspettava, inserendo quel pizzico di strategia necessaria per allineare le squadre italiane ai massimi livelli. Poi il gol- e che gol, il primo di Lautaro in questa Champions - arriva quando sei in partita, quando tieni gli avversari sul filo dell'errore - infatti da quello nasce. Serva da promemoria per il futuro l'espulsione (esagerata per il metro di giudizio, ma anche sciocca perché ad 80 metri dalla porta quel fallo è inutile) di Sanchez e l'estrema difficoltà di Vidal, che l'esperienza non è sempre un valore, alle volte è un deficit perché annebbia le menti di chi vuole dimostrare ma non può più. Tralasciamo la retorica della "testa alta", conta la sostanza. Ed è che se non vinci la Champions, devi almeno crescerci dentro. L'Inter lo ha fatto, sia nel passaggio del girone sia nell'uscita di scena. Ha conosciuto il suo livello in Europa e ha capito cosa serve per arrivare ai vertici. Non molto, ma quel poco deve essere preciso.

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