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Ferrari, la profezia di Jean Alesì: "Leclerc più veloce sul giro secco. Ma Sainz...", gerarchie ribaltate?

Leonardo Iannacci
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Si può vincere un solo gran premio in 5 anni di Ferrari (in Canada nel 1995) ed entrare per sempre nel cuore del pianeta rosso? Jean Alesi c'è riuscito e, ancora oggi, è uno dei piloti più amati dal popolo che vede Maranello come una Mecca e prega, ogni giorno, affinché il titolo mondiale torni da quelle parti dopo 15 annidi siccità, da quel 2007 che incoronò Raikkonen. Domani, in Bahrain, si alza il sipario sulla stagione 2022 e Alesi, fresco ambasciatore della Formula 1, la vede come quella della speranza.

 

 

 

Jean, sarà finalmente l'anno buono per il Cavallino, così poco rampante negli ultimi anni?

«Ne sono convinto e lo dico su basi solide: ho assistito ai test di Sakhir dai box, poi alle prove libere di ieri e ho visto una Ferrari forte, finalmente».

Da cosa nasce questa convinzione? A Maranello stanno toccando ferro e altro...

«Partiamo da una certezza: le regole hanno cambiato la Formula 1 e, quindi, le condizioni di guida sono mutate radicalmente. Le macchine sono più rigide e pesanti, l'effetto suolo ha cambiato il modo di guidarle. Osservando la F-75, che tra l'altro manifesta meno porpoising (il saltellamento comune a molte nuove monoposto ndr), mi sono convinto che il lavoro su tutte le componenti della Ferrari, dalla power-unit all'aerodinamica, è stato ottimo».

Dopo anni di sofferenza queste parole sono musica per le orecchie del popolo rosso...

«Leclerc e Sainz hanno percorso molti chilometri senza bloccaggi, rotture o pattinamenti particolari. E nelle libere sono stati veloci. In più, la F-75 si è confermata facile da guidare. Oggi in Formula 1 si vince grazie a queste doti».

Leclerc o Sainz possono vincere domani?

«Sì. E, aggiungo, possono puntare a diventare il terzo incomodo tra Red Bull e Mercedes. Queste macchine non cambieranno molto durante la stagione, il budget-cup limita gli interventi durante la stagione e la Ferrari è già ottima oggi, quindi può vincere il mondiale. Ecco, l'ho detto».

Punterebbe su Leclerc o su Sainz?

«Lascerei libertà totale, mai limitare uno o l'altro: Charles è più veloce sul giro secco ma Carlos più costante, difatti lo scorso anno è arrivato davanti al compagno nella classifica piloti».

Il gap con Red Bull e Mercedes è stato annullato appieno?

«Domenica lo sapremo. Ma sono ottimista. La Red Bull si è nascosta fino all'ultimo giorno di test a Sakhir, poi ha sparato un tempone da far paura. Come a dire: i campioni siamo noi. Ma questa Ferrari non deve tremare».

E la Mercedes?

«Mi ha stupito negativamente, ha coperto pochi chilometri nei test e ha manifestato problemi di rigidità, l'ho vista spesso di traverso».

 

 

 

Hamilton, quindi, ha ragione quando dice di essere preoccupato?

«Lewis ha il dente avvelenato per come si è concluso il campionato scorso e si vorrà vendicare. Ma un pilota che vince oltre 100 gran premi ha qualcosa in più degli altri e la sua esperienza servirà per capire meglio monoposto più complicate da guidare in curva come queste. L'effetto suolo o le gomme da 18 saranno interpretate bene soprattutto da piloti esperti come Hamilton».

Verstappen, vincendo il titolo, cosa ha aggiunto alla sua storia di campione giovane?

«La sicurezza in alcune fasi di gara che prima non aveva».

La possibile sorpresa di questa stagione?

«Mick Schumacher, sul serio. La sua Haas può fare bene».

Chi vede più in difficoltà?

«L'Alpine. E mi dispiace per un campione come Alonso che meriterebbe sempre una macchina al top».

La Formula 1 di quest' anno sarà più bella?

«Sì. Da quanto tempo non si vedevano monoposto diverse tra loro, con soluzioni tecniche differenti come le pance laterali, gli alettoni, le prese d'aria, i musi? Fino all'anno scorso le macchina erano uguali, togliendo vernice e scritte varie, non si sarebbero differenziate».

Lei è stato un pilota di Briatore, in Benetton. Come vede il suo ritorno in F.1?

«Flavio o piace o non piace ma il suo mestiere lo sa fare: avrà il compito di raccogliere sponsor per la F.1 e migliorarne l'aspetto commerciale. In questo è bravo».

Lei, Alesi, è stato nominato ambasciatore della F.1 da Stefano Domenicali. Orgoglioso?

«Molto. Siamo in sei ad avere questo ruolo: io, Hakkinen, Jacques Villeneuve, Coulthard, Massa e Webber. Un po' di storia fa sempre bene ai box, no?».

E il suo erede, Giuliano Alesi?

«Mio figlio è emigrato in Giappone e correrà in due campionati: Superformula e GT500. Si divertirà».

Non ci ha ancora svelato come ha fatto a entrare nel cuore dei ferraristi, rimanendoci ancora oggi, vincendo un solo gran premio. Tra l'altro l'unico di tutta la sua carriera.

«Vivendo anni di sofferenza con il Cavallino e guidando al massimo Rosse non certo perfette come erano quelle dei miei tempi, mi sono fatto amare. È nella sofferenza che si scopre se si ama veramente qualcuno o qualcosa. Per questo ero, sono e sarò ferrarista a vita». 

 

 

 

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