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Non solo Stroppa, ecco chi sono i tre nuovi mister che tentano la scalata alla Serie A

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Leonardo Iannacci
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Nel calcio dei milioni, anzi dei miliardi di euro, esistono ancora storie e percorsi professionali che hanno una fragranza unica, vicende di uomini che ci provano. In tale contesto si inseriscono le avventure di tre allenatori che il 13 agosto, non senza timori ma con le giuste aspirazioni, debutteranno su altrettante panchine di serie A. Non sono santoni del mestiere, ma stimati professionisti dei quali sfogliare i percorsi. Il nome più altisonante è quello di Giovanni Stroppa, il mister che passerà alla storia per aver portato il Monza in A sconfessando la celeberrima battuta di Renato Pozzetto in un film: «Tifo Monza, peccato non arriverà mai in A». Invece, complice l'ex centrocampista del Milan di Sacchi con cui vinse Coppa dei Campioni e Intercontinentale segnando un gol nella finale di Tokyo contro l'Olimpia Asuncion, il Monza ce l'ha fatta. Stroppa, 54 anni, venne definito dal sommo Brera Il Bassaiolo di Mulazzano, in onore del paese natale. Racconta: «Con questa squadra abbiamo fatto un percorso incredibile, non è vero che avessimo una rosa più ricca di tutte le altre pretendenti. Sentivo la responsabilità ma lavorare con Berlusconi e Galliani è stato bello. La mia filosofia è quella di coinvolgere tutti i giocatori. Dan Peterson una volta mi disse: le partite le vinci con i titolari, i campionati anche con i panchinari. Cosa mi aspetto dalla serie A? Di divertirmi». Magari con innesti di prestigio, come ha promesso Berlusconi. Ranocchia, Candreva e Belotti sono nomi in cima alla lista.

 

 


Fiorentino di Fucecchio, 52enne e piuttosto sconosciuto nel giro che conta è Massimiliano Alvini, chiamato alla corte della Cremonese dopo l'addio di Pecchia, l'artefice della promozione in A. Lo scorso anno Alvini era sulla panchina del Perugia dove finirà Fabrizio Castori. Come Sarri a suo tempo, Max viene da una lunga gavetta prima con Signa e Tuttocuoio, poi alla guida di Pistoiese, Albinoleffe e Reggiana. Ama la difesa a tre e ammette: «Non ero un granché da calciatore, così ho mollato presto. Sono finito persino a vendere suole da scarpe. Ma avevo il calcio nel mio Dna e la serie A, ora, è un sogno divenuto realtà». Nei piani della Cremonese, per accontentarlo, c'è il ritorno di Fagioli, Zanimacchia e Okoli. Andrea Sottil, ex difensore di Torino, Atalanta e Fiorentina, papà dell'esterno viola Riccardo, invece, è stato scelto dall'Udinese dopo una buona stagione sulla panchina dell'Ascoli e un'infinita odissea su molte panchine di B e C. Sostituirà Cioffi, trasferitosi a Verona. Anche per Sottil, a 48 anni, la serie A è l'occasione della vita. Udine, tra l'altro, è stato un buon trampolino per tanti.

 

 


Non si tratta di un debutto assoluto quello di Marco Baroni, 59enne tecnico che ha riportato il Lecce in A dopo una cavalcata esaltante. L'ex difensore degli anni '80-'90, da inizio millennio allenatore, la serie A l'aveva assaggiata con il Frosinone ma ora vuole fare sul serio. Fiorentino di nascita, Baroni è leccese di adozione: «A Pantaleo Corvino avevo promesso di riportarlo in Serie A con la sua città. A volte si completa meravigliosamente un ciclo: sono arrivato in Salento 34 anni fa da calciatore e qui sono cresciuto come uomo». A Lecce Baroni debutterà in A per restarci, non per fare l'ennesimo su e giù tra le due serie. 

 

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