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"Maldini piegato dagli americani": com'è andata veramente a Casa Milan

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Per Mario Sconcerti ha vinto Elliott, in una lunga trattativa fra Maldini e il Milan che è la fotografia di un calcio profondamente cambiato. Dove tutti sembrano lenti, quasi incomprensibili anche in affari scontati come il rinnovo di Maldini o Italiano. “Oggi le proprietà sono in maggioranza americane — scrive l’opinionista sulle pagine del Corriere della Sera — Alcuni di loro sono miliardari vasti, altri rappresentano fondi d'investimento, ma tutti americani sono. Cioè investono, non spendono. Questa è la prima differenza”. La seconda è “che non mettono i loro soldi in mano a nessuno, nemmeno al loro uomo di fiducia. Nessuno ha potere di firma, cioè di conclusione, solo la proprietà”. 

 

 

“Oggi si discute su tutto”
I dirigenti hanno autonomia di scouting, di scelte e in sostanza anche di trattativa, ma quando si arriva alla fine è la proprietà americana che decide, non il direttore dell'area tecnica. “Competenza, finanza, progettualità, sono tutte categorie diverse che nel vecchio calcio spesso combaciavano. I presidenti davano un budget e l'obiettivo era rimanerci dentro — aggiunge Sconcerti — Ora si discute tutto, spesso sono i presidenti stessi a parlare con gli intermediari. C'è una presenza operativa che ha schiacciato il ruolo dei vecchi uomini mercato. I direttori sportivi fanno teatro, sviluppano trame, tengono buoni rapporti con i media (fateci caso: nessun imprenditore americano parla, il silenzio distingue la forza) ma non decidono più”.

 

 

Il Dio denaro sopra tutto
Alla fine il denaro non è più libero di circolare e accontentare un mondo per tradizione vasto e goloso. Per Sconcerti anche se sei il migliore, è il padrone e i suoi soldi che comandano. “È una rivoluzione culturale infinita e sciocca, perché dovunque nel mondo funziona così — conclude l’opinionista — Ma il calcio è sempre stato un sogno e i sogni hanno prodotto miliardi di debiti. I sogni sono allusioni finali, nel mezzo c'è la realtà. Gli americani l'hanno improvvisamente portata. È tempo di smettere di meravigliarsi. Magari continuando comunque a sognare”.

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