Cerca
Logo
Cerca
+

Ciro Immobile non sale sull'aereo: un grosso guaio per Mancini

Claudio Savelli
  • a
  • a
  • a

Il caso-Immobile dimostra due cose. La prima è che l'Italia fatica a guardare oltre l'attaccante della Lazio. È il secondo indizio dopo che lo stesso Ciro ha ammesso di aver pensato al ritiro dall'azzurro ma di aver poi cambiato idea su richiesta di Roberto Mancini. Il quale, ogni volta che può, ricorda la desolazione del parco attaccanti italiano dietro a Immobile, giustificando così la convocazione e l'insistenza su quest'ultimo.

 

Un'insistenza che ha creato un caso diplomatico alla vigilia di Ungheria-Italia. E si arriva alla seconda cosa: durante l'anno, la Nazionale ha poco potere sui giocatori che convoca. E pare averne sempre meno. Immobile, dopo essersi allenato a parte in questi giorni a Coverciano, si è infatti recato a Milano per eseguire accertamenti medici che avrebbero dato esito positivo: secondo lo staff sanitario azzurro, sarebbe guarito dall'affaticamento al bicipite femorale della coscia destra e avrebbe potuto giocare.
L'idea era verificarne le condizioni tra l'allenamento di ieri sera allo stadio e la rifinitura di questa mattina, proprio perché Immobile è ritenuto fondamentale anche nel nuovo ciclo dell'Italia. Ne era contento anche il giocatore che da giorni spingeva per essere presente, tant' è che si è allegramente recato a Malpensa con le valigie pronte per salire sull'aereo che ha poi portato la squadra azzurra a Budapest. Ma lì è stato fermato, letteralmente sotto l'aereo in un'auto-navetta a disposizione della Federazione. Perché in quegli stessi minuti, lo staff ha cambiato idea e ha invitato il ct Mancini a non rischiarlo. A quanto pare, su richiesta di Lotito, presidente della Lazio.

La Figc si è assunta le responsabilità della scelta, emanando un comunicato in merito: «Ciro Immobile si è sottoposto a Milano ad accertamenti che ne hanno confermato l'indisponibilità per la gara in Ungheria. Il ct Mancini, pur apprezzando la disponibilità del calciatore, constatato quanto emerso dagli accertamenti strumentali, ha scelto di lasciare il centravanti azzurro al club di appartenenza per proseguire le cure del caso. Gli accertamenti sono stati, come sempre avviene, condivisi con lo staff medico del club».

Il sospetto di inizio ritiro è quindi fondato: non sono più le società a disposizione della Nazionale ma il contrario. E se un tempo il ct battagliava per avere a disposizione i giocatori migliori - e Immobile è uno di questi, se è vero che è stato pregato per tornare -, ora evita di fare la voce grossa. L'obiettivo è conservare i buoni rapporti con i club in attesa di tempi migliori, ovvero quando ci sarà da preparare un Europeo o un Mondiale. 

 

L'effetto collaterale, però, è che così passa l'idea che la Nazionale sia un ripiego, un fastidio, non un punto di arrivo. Lo fa notare anche Mancini, seppur con la pacatezza che lo contraddistingue. Quando viene fatto notare che sulla decisione ha influito la volontà della Lazio, il ct spiega che «è un problema di tutte le Nazionali durante l'anno», quindi non è quello "il" problema. Lo è quell'effetto collaterale di cui sopra: «A me interessa che i giocatori abbiano voglia di venire in Nazionale. Non vogliamo creare problemi a nessuno, ma l'Italia bisognerebbe amarla un po' di più». Immobile lo ha fatto, rimanendo in ritiro per provare a recuperare a differenza di molti compagni che a Coverciano nemmeno sono andati o addirittura hanno chiesto di non essere convocati. Così è dura costruire la squadra del futuro. Bisogna esserci «nei momenti difficili come questo». Ecco perché Mancini non rinuncia a Immobile. Anzi, vorrebbe che ce ne fosse qualcuno in più.

Dai blog