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Mick Schumacher licenziato, retroscena: perché è caduto in disgrazia

Leonardo Iannacci
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Non basta avere un cognome celebre per stupire il mondo. Domenica sera, al termine del Gp di Abu Dhabi, Mick Schumacher sarà appiedato dalla Haas. I motivi? Scarsi risultati ottenuti in due anni, incapacità di essere all'altezza dell'attuale Formula 1, inadeguatezza tecnica al volante. «Merito di restare nel Circus, tornerò», ha protestato Mick, confuso e infelice. La decisione era nell'aria da settembre, dal Gp di Monza, ora è ufficiale. «Il ragazzo sa guidare ma ciò non basta. Occorre anche saper stare in pista e combattere», ha sentenziato Bernie Ecclestone, un asceta che, quando parla, malgrado i 92 anni va ascoltato in religioso silenzio.

 

 

 

Il 23enne figlio del sette volte iridato Michael Schumacher termina così la sua avventura nella massima formula, iniziata due anni fa al volante di un'Alfa. In 43 gran premi Mick ha raccolto più incidenti che punti (solo 12). I crash più spettacolari: in Ungheria, Messico e Arabia nel 2021, di nuovo in Arabia e Monaco nella stagione in corso. Flop che hanno convinto Gunther Steiner, team principal della Haas, a silurarlo per far posto a Nicolas Hulkenberg, un pilota che distruggerà meno macchine rispetto allo sfasciacarrozze Mick. «Quanto ci ' è costato...», ha detto Steiner.

Da figlio d'arte gravato da quel cognome che è un macigno, questo ragazzo ha avuto tutto e anche di più sin dagli inizi, in Formula 4. Ottime macchine, buoni sponsor, stampa benevola. Con la miglior squadra di F2, la Prema, ha vinto il campionato quando era tutto esagerato, al limite dell'illusorio: guidando una monoposto che andava il doppio rispetto alle altre, il povero Mick si è convinto e ha convinto gli ignoranti in materia di essere un pilota degno del famoso padre che, da 9 anni, giace in coma in seguito a una caduta rovinosa sugli sci.

 

 

 

 

A quel punto Sabine Kelm, l'ex manager del padre, lo zio Ralf che qualcosina in Formula 1 ha combinato e la stessa mamma Corinne, hanno pensato di creare attorno al povero Mick una aurea di magia. Li hanno aiutati molti media italiani che non aspettavano altro che raccontare le gesta del figlio d'arte senza valutare che le doti al volante di Mick equivalgono a un centesimo rispetto a quelle che aveva il formidabile genitore. Guidato da Nicholas Todt, figlio del potente Jean, Mick è entrato nella Ferrari Academy e, chi non conosce la Formula 1, aveva vagheggiato per lui un suggestivo futuro a Maranello: un altro Schumi in Ferrari! Bello ma impossibile. Risultato? Prima della Haas, la Ferrari lo ha cacciato dalla propria Academy. Al tramonto della stagione 2022 la realtà è triste per Mick e l'operazione attorno al suo cognome si è dimostrata un brusco fallimento.

 

 

 

 

ESAME DI COSCIENZA

Il ragazzo ne è la vittima e, ora, dovrà fare un sereno esamino di coscienza ascoltando non più gli altri ma se stesso. Riparta da quello che ha detto nonno Ecclestone: «Sa guidare». Da domani, quindi, non cambi vita: le scarse doti di pilota le riservi a campionati meno coinvolgenti e impegnativi. Per esempio alle gare endurance, alla sempre affascinante 24 Ore di Le Mans che, nel giugno 2023, vedrà in pista anche una squadra ufficiale della Ferrari. Oppure diventi un semplice test-driver, in Mercedes o in un altro team. Non tutti nascono per essere Juan Manuel Fangio o Lewis Hamilton, né tantomeno per ripetere le gesta del vero Schumacher in questo pazzo pazzo pazzo mondo che va a 300 all'ora. Basta resettare tutto e capire quello che si può fare nella vita ma, soprattutto, quello che non si deve fare. Soltanto così sarà possibile salvare, sportivamente, il soldato Mick.

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