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Qatar 2022, il "lifting" di Luis Enrique: come ha cambiato (ancora) il calcio

Fabrizio Biasin
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C'era una volta il tiki taka, quella roba assai bella se fatta bene per cui prendevi il pallone e lo nascondevi agli avversari. E tu la passi a me e io la passo a te e continuiamo a passarcela in orizzontale fino a quando si apre un pertugio e allora avanziamo un po', e io la passo a te e tu la passi a me e a un certo punto entriamo in porta col pallone. Oh, si trattava di avere giocatori dai piedi fatati e non era affatto semplice, ma in rari casi funzionava. E pensiamo al Barcellona di Guardiola, ovviamente.

 

 

Poi quel calcio è passato di moda, ha perso brillantezza, sono avanzati princìpi più pratici come l'attacco alle seconde palle, il gegenpressing, il ritmo come dogma, la costruzione dal basso finalizzata alla verticalizzazione, sono arrivati i centrocampisti più fisici che tecnici e, insomma, il calcio è cambiato. E sono cambiati anche gli allenatori. Lo stesso Guardiola, per dire. Ma anche Luis Enrique. Ecco, ieri abbiamo assistito alla mattanza della Costa Rica per mano della Spagna, con quest'ultima che ha schiacciato i suoi avversari senza troppa fatica. Chi ha visto la partita si è reso conto che, sì, il possesso palla resta prerogativa delle Furie Rosse, ma è molto diverso rispetto a quello efficace - e pallosissimo - di qualche anno fa. Luigino Enrico si è evoluto, chiede ai suoi di verticalizzare appena possibile, bada al sodo e... porta a casa frutti succulenti.

 

 

La Spagna è tra le favorite per la vittoria finale ma non perché ieri si sia divertita molto più delle "perdenti" Argentina e Germania, semmai perché è nelle mani di un allenatore moderno, visionario, poco concentrato su se stesso e capacissimo di puntare su giocatori nuovi (ha portato in Qatar fior fior di ragazzini, ha pensionato monumenti del calibro di Sergio Ramos), un tecnico - se proprio dobbiamo dirla tutta - troppo presto liquidato dal nostro calcio impaziente e un filo arrogante («Luis Enrique non arriverà da nessuna parte», all'epoca della sua esperienza con la Roma dicevamo così). E invece no, "l'uomo" Luis Enrique era già un grande, "l'allenatore" si è evoluto, "Il comunicatore" si è dimostrato avanti anni luce, se è vero come è vero che tutte le sere si mette a chiacchierare con la gente su Twitch. «Perché voglio avere un contatto diretto con i tifosi». Ad avercene.

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