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Gianluca Vialli, la telefonata a Buffon, poi l'incubo: il racconto choc

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Gianluca Vialli lotta come un leone. La partita non è finita e la sfida contro il cancro un attaccante come lui può vincerla. Da qualche giorno vi diamo conto delle condizioni di salute dell'ex giocatore di Sampdoria, Cremonese, Juventus e Chelsea. Circondato dall'affetto dei suoi familiari, la moglie, le figlie, la mamma, la sorella ma anche gli amici di una vita come Massimo Mauro, Vialli si sta sottoponendo a Londra ad un doloroso ciclo di terapie che stanno mettendo a dura prova il suo corpo. L'ex capitano della Juventus combatte contro il tumore da diversi anni e adesso è arrivato al match decisivo.

 

 

Un match che non si può perdere. Ma Vialli aveva raccontato del suo cancro al pancreas già qualche tempo fa in un libro "Goals", di cui Domani ha pubblicato un estratto che appare così tanto attuale anche oggi. In un passaggio Vialli ricorda come ha scoperto il cancro. Il tutto nasce da una fitta a una gamba, un'ernia che gli dava il tormento. "Mi piace tenermi in forma, mangiare con cura, fare lunghe camminate e giocare a golf, che però dicono faccia male alla schiena. E infatti, l’anno scorso, mentre facevo con la mia fisioterapista un certo esercizio per i glutei, ho sentito una fitta alla gamba, come se avessi un cane che mi mordeva il polpaccio. Nervo sciatico, mi hanno detto, niente di cui preoccuparsi. Forse no, ma ho passato sei settimane senza quasi riuscire a dormire, ho perso peso e buon umore. C’è voluta una risonanza per scovare un’ernia appollaiata sopra al nervo, una cosa che per i dottori si poteva risolvere con un piccolo intervento, e allora avanti, facciamolo", aveva raccontato Vialli.

 

 

Poi quella telefonata a Gigi Buffon: "Chiamo Gigi Buffon, perché mi ricordo che al Mondiale sudafricano del 2010 era rimasto bloccato da un mal di schiena tremendo. Mi passa il nome di un gigante dell’ortopedia di Milano. Lo chiamo e prendo appuntamento per il lunedì, subito dopo il mio consueto weekend negli studi di Sky. Gli consegno gli esami, lui mi guarda dritto negli occhi e mi propone un’alternativa: un’operazione, subito, in anestesia totale; oppure aspettare sei settimane sperando che l’ernia rientri per conto suo. Scelgo l’operazione, mi lascio addormentare, e già il giorno dopo sono di nuovo a Londra, anche se in clinica mi avevano raccomandato almeno tre giorni di degenza. Mia moglie mi dice che sono matto. E io, per la prima volta in vita mia, mi sento così. Diverso. Svuotato, senza fiducia, piango senza motivo. Provo a camminare, ma è dannatamente difficile. Tanto difficile da sentirsi finiti". Poi da lì il calvario con una risonanza magnetica decisiva che svela il vero problema del suo corpo: il tumore. Poi l'intervento e il racconto alle figlie: "Il giorno di Santo Stefano, con la casa che ha ancora l’odore della carta da pacchi strappata, lo dico alle bambine. Come? Così, come lo sto dicendo a voi. E mentre parlo con loro, e loro piangono e io piango, capisco che non è vero che il cancro è questo grande nemico da sconfiggere. Non è una lotta per uccidere lui. È una sfida per cambiare sé stessi. Una sfida che mi ha portato dagli ottantadue chili e mezzo di quando ho fatto quell’esercizio di fisioterapia ai sessantasette di Natale. Quando finisco il mio magro racconto, in casa c’è silenzio, e caldo. Le bambine mi abbracciano, sono con me". Ora Vialli è sceso ancora un volta in campo. E per tutti i suoi tifosi deve realizzare il gol decisivo, quello più importante. 

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