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Inter, non solo nervi a pezzi: ecco il vero della squadra di Inzaghi

Claudio Savelli
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L’Inter gioca un buon primo tempo, crea almeno tre occasioni da gol, ma si innervosisce perché non riesce a sbloccare la gara. È un capriccio da squadra immatura che nasce da un pensiero sbagliato: non serve spingere sull’acceleratore per battere la Sampdoria, in crisi fuori dal campo e quindi fragile al suo interno. L’Inter si immagina una partita in cui segna subito e poi gestisce le energie pensando ai prossimi impegni, tutto il contrario di quel che dovrebbe pensare, ovvero sarà una gara scorbutica in cui non si potrà riposare. Dimostra di non aver imparato dal passato recente delle sei (sei!) sconfitte in campionato, tutte causate da questo atteggiamento, e remoto, se è vero che a Marassi non sono mai state passeggiate di salute.

Il nervosismo è più simile ad una isteria. Che senso ha che Barella si agiti dopo mezz’ora e che Lukaku lo riprenda in pubblica piazza? Sono faccende quotidiane in campo come in ogni luogo di lavoro ma a questi livelli e in queste partite serve lucidità. L’Inter ha visto il margine in classifica con il resto del gruppo Champions e si è sentita al sicuro, anche se questo cuscinetto si è creato per demeriti altrui.

 

Continua a catalogare gli impegni, a differenza del Napoli che li considera tutti identici. Valuta quali sono da giocare al massimo e per quali invece basta il minimo, nonostante sia evidente che il minimo non basta mai. Questo pressapochismo è la condanna stagionale di una squadra che avrebbe potuto - e dovuto - viaggiare con la capolista sotto tiro, non ad oltre dieci punti di distanza. Visto il livello della serie A, il problema è senz’altro mentale. La qualità dell’Inter bastava e avanzava per essere in pieno la seconda forza del campionato, non così vicina alle altre e al pari della Juventus senza il meno quindici.

 

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