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Ferrari, "Charles Leclerc è un problema": e ora... indiscrezioni esplosive

Leonardo Iannacci
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Diceva il grande Niki Lauda che le corse si vincono all’ultimo giro e non al primo. Charles Leclerc, un ragazzo di 26 anni che qualcuno aveva definito anni fa “il Predestinato”, deve ripassare gesta e consigli dei campioni di un tempo. In Formula 1 non basta spingere fino in fondo l’acceleratore oppure essere aggressivo come un tupamaros per diventare assi del volante. Ieri mattina, il monegasco ne ha combinata un’altra delle sue. E non è la prima volta.

Partito dalla settima piazzuola in griglia, dopo pochi secondi di gara si è gettato con il pugnale tra i denti nel traffico, alla terza curva ha cercato di superare senza ragionare Stroll ed è finito mestamente fuori gara. Senza possibilità di recupero: il pilota dell’Aston Martin non aveva colpe visto che le responsabilità sono state tutte di Leclerc che ha esagerato, come troppo spesso gli accade. Rispetto a un anno fa, Charles ha due vittorie in meno e, soprattutto, 97 punti in meno in classifica.

LE CAUSE DEL NAUFRAGIO
Così, tra le tante cause del naufragio Ferrari in questo primo scorcio di stagione ci si deve mettere anche il pilota numero 1, il 26enne Charles (a quell’età Vettel e lo stesso Verstappen, tanto per dire, avevano già vinto il mondiale). Inutile proteggerlo a priori, sempre e comunque, creare alibi sulla sua situazione personale, continuare a dire che è la macchina-bidone che guida a portarlo a tali errori in gara e a renderlo nervoso. Nella crisi Ferrari Leclerc è colpevole allo stesso livello di altri fattori fallimentari della SF-23: l’aerodinamica scadente, il motore che non è spaziale e si rompe, il retrotreno che mangia le gomme, gli uomini del box che fanno errori, il presidente John Elkann che in questi anni non ha riorganizzato una scuderia dopo i disastri della gestione Marchionne. Stravolto, Leclerc si è difeso così: «Sono frustrato ma è stato un incidente di gara, Stroll ha dovuto allargare per non andare su Alonso e ci siamo toccati».

Ma il gran premio d’Australia è stato anche il trionfo del caos, complice incidenti, monoposto in fiamme, reclami e controreclami, con una direzione di gara che ne ha combinata di tutti i colori, interrompendo per tre volte la gara, inventandosi safety-car e bandiere rosse e comminando penalità a destra e a manca. Alla fine il terzo appuntamento stagionale è stato vinto - strano - da Max Verstappen che in un rocambolesco finale e dopo l’ennesima ripartenza dalla griglia ha avuto ragione di un coriaceo Hamilton, uno che quando ha la macchina a posto è ancora un numero 1, e da Fernando Alonso che è nuovamente salito. Max è già in fuga con 69 punti contro i 54 di Perez, i 45 di Alonso e i 38 di Hamilton.

 

DECISIONI ASSURDE
Assurda la bandiera rossa sancita dalla direzione di gara a due giri dalla fine: ha innescato l’ennesima. folle ripartenza, altri incidenti (fuori entrambe le Alpine oltre a de Vries e Sargeant) e una coda di nervosismo che ha coinvolto Sainz, quarto ma giustamente penalizzato per una rocambolesca entrata sullo spagnolo e, quindi, precipitato al dodicesimo posto. «Mi sento derubato!», si è difeso il ferrarista dopo una gara in rimonta e con una SF-23 discreta sul passo gara, monoposto che si è comunque dimostrata la quarta forza del mondiale dietro Red Bull, una ritrovata Mercedes e Aston Martin. Ora è previsto un salutare mese di stop con la Formula 1 che tornerà il 30 aprile a Baku. A Maranello hanno tempo di lavorare ma, soprattutto, di riflettere. Soprattutto Leclerc.

 

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