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Max Allegri, "chi l'ha tradito": la voce dal cuore della Juventus

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Fuori dai gironi di Champions League in maniera umiliante, fuori dalla corsa scudetto a novembre, fuori in semifinale di Europa League e di Coppa Italia. La Juventus fa i conti con una stagione da "zero titoli" e a pagare potrebbe essere Max Allegri. Certo, l'allenatore ha condotto in porto quella che ha definito "una stagione folkloristica" in crescendo: non sul piano del gioco, sempre deludente, ma su quello dei risultati. Nell'annata più devastata della storia bianconera, funestata dal terremoto societario e dalla tegola giudiziaria con tanto di giallo-penalizzazione ancora tutto da definire, portare la Juve al secondo posto è un miracolo, senza mezzi termini. Costruito però sui giovani e le seconde linee, da Miretti a Fagioli e Iling, GattiPerinMilik, perdendo via via per strada i big, quei giocatori che sulla carta facevano della Signora in estate la candidata naturale al titolo e, magari, pure alla Champions.

 

 


 

Si è spento Angel Di Maria, è sfiorito Vlahovic, non si mai ritrovato Federico Chiesa. Per non parlare di Paul Pogba, un caso sanitario e psicologico prima ancora che tecnico. Sono loro, il leader o presunti tali, ad aver "tradito Allegri", sottolinea la Gazzetta dello Sport. Qualcuno di  loro verrà sacrificato sul mercato in estate, se come sembra probabile la Signora non andrà in Champions per effetto delle sentenze su plusvalenze e manovre stipendi. In attesa di vedere se la condanna arriverà (e se comporterà conseguenze peggiori, come ad esempio una retrocessione-bis come ai tempi di Calciopoli), la dirigenza bianconera si deve interrogare sul futuro immediato. 

 

 



Può essere Allegri la guida giusta da cui ripartire? Stipendio esoso e durata del contratto dicono di sì, ma non è una grande base di fiducia su cui rilanciare un progetto tecnico che, di fatto, in due anni a Torino non è mai veramente partito. E se al primo anno di ritorno si ha avuto la pazienza di aspettare per "rifondare", la stagione del consolidamento è diventata una drammatica slavina sportiva in cui si sono persi punti di riferimento e certezze. Di queste, l'unica che con Allegri sembrava sicura era quella dei risultati. Ma la squadra operaia e battagliera vista in campionato si è eclissata nelle due prove decisive per salvare l'orgoglio, contro Inter e Siviglia. La prima, una prestazione deprimente. La seconda, una partita che ha evidenziato troppi buchi neri e una preoccupante mancanza di qualità. E se il miglior giocatore dell'anno, l'unico valorizzato veramente (giovani a parte) dal mister, cioè Rabiot, pare intenzionato a lasciare la barca a zero in estate, allora immaginare un siluramento anche per il tecnico non è più così fantasioso.

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