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Inter, Lukaku ha aperto e poi ha chiuso i sogni nerazzurri

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Claudio Savelli
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Prima dell’ingresso di Romelu Lukaku, l’Inter non riusciva ad allungarsi verso la porta di Ederson. L’unica vera occasione da rete con Dzeko in campo è stata il tiro raffazzonato di Barella in fase di riconquista alta del pallone. Un errore della mezzala italiana che, in un momento di lucidità difficile da avere in una finale di Champions, avrebbe dovuto servire Lautaro libero pochi metri avanti a lui. Per il resto, il bottino offensivo nerazzurro è arrivato dopo che il belga ha fatto il suo ingresso in campo. Qualcosa vorrà pur dire, e infatti qualcosa dice: Lukaku è l’uomo che ha reso l’Inter davvero pericolosa nella finale di Istanbul.

Che poi si sia trovato sulla traiettoria del colpo di testa di Dimarco è un caso: un attaccante deve essere presente in area, quindi la nota semmai è di merito. Il suo colpo di testa, invece, sarebbe potuto essere più preciso, meglio indirizzato verso la sinistra di Ederson, ma il tempo di reazione era ridotto ai minimi termini e la fortuna evidentemente non tifava Inter. Anche sul potenziale (ma difficile) assist di Lautaro, Lukaku era dove doveva essere, attorno al dischetto del rigore. Tre volte su tre, quindi, Romelu ha risposto presente. In poco più di mezz’ora di gioco. Nell’ora precedente, Dzeko non si è mai avvicinato al gol, di certo non solo per suoi demeriti ma è evidente la differenza tra le due Inter: quella con il belga è decisamente più pericolosa perché riesce a distendersi, al punto che è lecito chiedersi come sarebbe andata con Lukaku dall’inizio. Sembra che Big Rom non abbia feeling con le finali perché nella memoria è rimasta impressa anche quella di Europa League con Conte in panchina in cui segnò un autogol. Non era una finale quella contro lo Shakhtar nei gironi di Champions, quando parò un colpo di testa di Sanchez. L’Inter non riuscì a qualificarsi agli ottavi ma quello non fu un errore, semmai una sfortunata coincidenza.

 


Gli unici sbagli sono stati quelli con il Belgio ai Mondiali contro la Croazia, ma quel Lukaku non era in condizioni di giocare. Non lo era nemmeno nella prima parte di questa stagione, ma è sceso in campo accettando le critiche per amore dell’Inter: altrove sarebbe probabilmente rimasto fuori, proteggendo se stesso. Non va dimenticato che, lungo la strada verso Istanbul, la curva più oscura è la sfida d’andata contro il Porto, la prima della fase finale. E che a risolverla è Lukaku: gol all’86’ poco dopo essere entrato decisivo per il ritorno in cui l’Inter non è in grado di offendere e si limita a difendere lo 0-0. Tutte le reti successive al Benfica e al Milan sono utili ad alimentare il sogno ma nessuna è indispensabile come quella. Anche considerando i freddi numeri 14 reti e 7 assist di fatto in metà stagione, perché prima di gennaio Lukaku non è esistito -, non c’è dubbio che l’Inter debba ripartire con il belga nell’undici titolare. Bisognerà convincere il Chelsea e strappare una formula ancor più vantaggiosa di un prestito annuale a 8 milioni. Sul resto, convincersi non serve: l’Inter è più forte con Big Rom. 

 

 

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