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Milan, la rivoluzione di Stefano Pioli: retroscena, come cambia tutto a Milanello

Claudio Savelli
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Tra le grandi del nostro campionato, solo il Napoli ha cambiato allenatore. Le altre iniziano il terzo anno con la stessa guida tecnica. Ma la continuità è solo apparente. La serie A cambia, migliora, evolve. Sarà ancora più verticale, diretta e senza fronzoli. Sarà ancora più europea.

NAPOLI: De Laurentiis ha cercato un allenatore da 4-3-3 per non dover smantellare la rosa di Spalletti, ma Rudi Garcia ha idee radicalmente diverse: baricentro più basso, più metri di campo davanti, meno tocchi per arrivare a Osimhen, Kvara e... Raspadori che parte da destra, si accentra e lascia la fascia ad una mezzala offensiva. Ecco perché l’obiettivo è Gabri Veiga.

LAZIO: la squadra sta per entrare nel climax del progetto sarrista. Non cambia il modulo, il 4-3-3, ma due interpreti: da un mediano di passo come Cataldi ad un regista di ritmo come Rovella; da una mezzala atipica come Milinkovic-Savic ad un box-to-box come Kamada. Mercato logico: il palleggio perso sul centrodestra si sposta al centro.

 

INTER: dieci giocatori diversi: una rivoluzione. Anche tattica perché se ne sono andati i tre registi, Onana, Brozovic e Dzeko. Nel solito 3-5-2, quindi, la regia sarà delegata alle coppie di fascia: ecco perché Cuadrado e Carlos Augusto. Risolto il difetto del centrocampo che accorciava poco alle spalle delle punte: gli inserimenti di Frattesi daranno all’Inter un’alternativa offensiva in più.

MILAN: squadra che non vince, si cambia. Addio deciso al 4-2-3-1 dello scudetto e ai trequartisti in rosa (Diaz e De Ketelaere) in favore del 4-3-3. L’obiettivo è proteggere i centrali di difesa e permettere alla rinnovata batteria di offensivi di difendere poco: Leao, Pulisic, Chukwueze, Romero e Okafor avranno le spalle coperte dalle mezzali Reijnders e Loftus-Cheek, l’una che smista i palloni, l’altra che cerca di riceverli in area.

ATALANTA: tre dietro, quattro in mezzo, tre davanti in due variabili: due più uno o uno più due. Scamacca offre meno strappi di Hojlund ma più lavoro spalle alla porta, El Bilal Touré è l’alter ego di Lookman, De Ketelaere è la scommessa “alla Ilicic”: la nuova Dea ha le vecchie vibrazioni dell’annata pandemica in cui sfiorò la semifinale di Champions.

ROMA: Mourinho sostiene che i suoi difensori non possano giocare in una linea a quattro: ha ragione. Ibanez è partito ma il discorso vale anche per Ndicka. Per cui avanti con il 3-4-2-1 in attesa di un attaccante (Duvan Zapata o Marcos Leonardo) che possibilmente riesca a fare due cose: correre in profondità e sportellare per creare spazi di tiro a Dybala e Pellegrini.

 

FIORENTINA: anche se Italiano preferisce il 4-3-3, il modulo è il 4-2-3-1 perché non c’è un regista autentico. L’ideale sulla trequarti sarebbe Baldanzi dell’Empoli, motivo per cui era stato venduto Castrovilli. Con i nuovi attaccanti, Nzola e Beltran, la squadra saprà distendersi meglio rispetto a prima perché Jovic e Cabral tendevano ad abbassarsi e a togliere profondità. JUVENTUS: finalmente Allegri ha preso qualche decisione tattica: difesa a tre e due esterni a tutta fascia, motivo per cui Weah e il ritorno di Cambiaso sono ad oggi gli unici due innesti. Anche in virtù della cessione dell’unico regista puro in rosa, Rovella, sarebbe più logico un 3-4-3 per valorizzare Chiesa ma Max lo vede da seconda punta al fianco di Vlahovic. 

LE ALTRE: da anni è ormai scomparso il caro vecchio 4-4-2: è troppo piatto e crea scompensi tra le linee. Le sette squadre che giocano con due punte scelgono la difesa a tre, ad eccezione dell’Empoli che è l’unica in Europa a non aver abbandonato il rombo (4-3-1-2) e del Cagliari di Ranieri che potrebbe seguire l’esempio. Dieci allenatori scelgono la difesa a quattro, altrettanti a tre, ma quest’ultima non è più la base di uno schieramento difensivo. Chi lo dice è fermo a cinque anni fa.

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