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Roberto Mancini in Arabia? Bomba politica: "Tradimento, cosa può succedere"

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Le dimissioni di Roberto Mancini da ct della Nazionale rischiano di diventare un caso non più solo sportivo, ma anche politico. Soprattutto nel caso l'allenatore jesino, campione d'Europa con gli azzurri appena 2 anni fa, avesse deciso di lasciare l'Italia per sedersi sulla panchina (d'oro) dell'Arabia Saudita. Le indiscrezioni delle ultime ore, dopo la bomba lanciata da Libero e confermata dallo stesso Mancio, che ha comunicato via Pec le sue intenzioni alla Figc, parlano infatti di un mega-contratto già pronto, da 40 milioni di euro a stagione, per allenare la nazionale mediorientale. Non certo un progetto sportivo di primissimo piano. E Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia sempre molto attento al pallone, non ci va giù piano.

 

 

 

"Come tutti sono rimasto sorpreso e dispiaciuto dalla sua decisione - spiega al Giornale -. È un ottimo allenatore, ha vinto un Campionato Europeo con un gioco brillante. Ci sono stati altri momenti meno fortunati, ma ciò non cancella il suo innegabile valore. Nominato pochi giorni fa super-commissario di tutte le Nazionali deve avere maturato questa decisione per un fatto sopraggiunto e improvviso, altrimenti non avrebbe accettato il nuovo incarico".

 

 

 

Se davvero Mancini accettasse la corte degli sceicchi "sarebbe motivo di amarezza perché, capisco il richiamo dei soldi per un professionista di primo piano, ma abbandonare la Nazionale alla vigilia di sfide decisive per gli Europei, dopo aver accettato un incarico ancora più alto, sarebbe un comportamento come minimo sorprendente". La corsa sfrenata di Emirati Arabi e Arabia investe vari campi del business e mette a rischio la centralità dell'Europa: "Dopo che il Qatar ha conquistato sorprendentemente la designazione per i Mondiali di Calcio, vediamo ora la fatica che sta facendo Roma per Expo 2030 in competizione con la forza economica di Riad - riflette Gasparri -. Dal punto di vista calcistico io non so se questa impresa araba che sta rastrellando protagonisti a destra e a manca avrà successo. Penso che le cose andranno come per il Cosmos - la squadra americana che ingaggiò Pelè e altre star a fine carriera - o come è andata per il calcio cinese. Di certo oggi è difficile competere con questa forza economica".

 

 

 


Di certo, del terremoto azzurro innescato da Mancini dovrà rispondere la Federcalcio, "fortemente ammaccata da questa vicenda - conclude Gasparri -. Ci troviamo in un momento di sbandamento e anche subire un tradimento senza riuscire a prevenirlo a volte diventa una responsabilità oggettiva". Insomma, per il presidente Gabriele Gravina (già sulla graticola per la mancata qualificazione ai Mondiali 2022 degli azzurri e al flop mondiale della Nazionale femminile) il periodo più caldo potrebbe venire dopo Ferragosto.

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