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Pogba "non poteva non sapere": doping, chi lo affonda

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Giorno dopo giorno si alimenta sempre di più il coro accusatorio contro Paul Pogba. Il francese è stato fermato dalle autorità giudiziarie sportive e dalla Juventus, suo club, per essere risultato positivo al testosterone, sostanza considerante dopante. Ma si devono ancora attendere le controanalisi del caso. Sul tema è intervenuto anche Alessandro Donati, ultimo allenatore di Alex Schwazer e da sempre strenuo oppositore del doping. Intervistato da Il Fatto Quotidiano ha espresso il suo parere personale: "Oggi è impossibile, forse dieci anni fa poteva succedere di non sapere - spiega Donati - Nel 2023 c’è una vasta informazione a disposizione degli atleti. Pogba è un calciatore francese, ovvero di un paese che vent’anni fa fu all’avanguardia nella lotta al doping".  

L'allenatore si è poi scagliato contro la Wada - l'Agenzia Mondiale Antidoping - colpevole, secondo lui, di gestire male la questione antidoping. "La Francia aveva un’ottima struttura, ma è stata smantellata in parte dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping. La stessa cosa è accaduta in Italia - racconta Donati - dove oltre al laboratorio di Roma, c’erano quelli di Modena, Orbassano, Firenze e Padova. Sono stati chiusi. La Wada ha centralizzato l’attività, preoccupandosi solo dello sport d’élite. Sul piano culturale è un errore gravissimo". 

 

 

Donati non nasconde il suo stupore nell'apprendere che top player del calibro di Pogba possano ancora andare incontro a vicende di questo tipo. "Dopo tutto quello che è accaduto oltre vent’anni fa - confessa l'allenatore - mi sarei aspettato che professionisti super pagati fossero sottoposti ad analisi interne, anche per evitare errori involontari. Mi sembra incredibile che invece queste misure non siano prese in considerazione da un club come la Juventus".

 

 

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