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Sandro Tonali, stagione finita (se tutto va bene): timore per i "nuovi elementi"

Daniele Dell'Orco
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La sfilata davvero importante per la carriera di Sandro Tonali non è stata tanto quella di sabato scorso dopo la vittoria 4-0 del suo Newcastle contro il Crystal Palace, quando a fine gara è stato abbracciato da tutto il St. James Park intento a consolarlo in vista dello stop che lo attende, bensì quella di ieri, coi suoi legali impegnati a Roma per discutere delle modalità e chiaramente anche dei contenuti del patteggiamento pre-deferimento per la vicenda scommesse.

Dopo l’autodenuncia da parte del 23enne consegnata al procuratore federale Giuseppe Chinè nell’interrogatorio di domenica scorsa, i legali di Tonali contano di ottenere una riduzione di metà della squalifica ipotizzata. Si tratta per la verità di una prassi, viste non solo le tempistiche antecedenti al deferimento, ma anche la disponibilità del ragazzo a collaborare con la procura per chiarire alcuni aspetti che rischiavano di aggravare ancora di più la sua situazione.

Tonali, a differenza dello juventino Fagioli, non deve rispondere solo delle giocate effettuate su portali illeciti, ma deve anche togliere qualsiasi ombra da due fantasmi: quello di essere parte di un meccanismo volto a «reclutare» altri giocatori (Tonali ha smentito le dichiarazioni di Fagioli che dice di essere stato introdotto alla pratica dal collega) e quello del match fixing visto che ha ammesso di aver scommesso anche sulle partite dei club in cui militava, Milan e Brescia, ma solo puntando sulle vittorie.

 

 

AUTOMATICO
Un’ammissione questa che comporta un illecito sportivo da almeno 4 annidi squalifica. Considerando la riduzione a 2 in automatico e la «collaborazione fattiva», gli avvocati di Tonali vogliono ottenere altri 6 mesi di sconto e portare il totale a 18 comprese le «prescrizioni alternative» già accordare a Fagioli. L’ex centrocampista del Milan, quindi, potrebbe rimanere lontano dai campi per più di un anno, sempre che Chiné e i suoi collaboratori non abbiano trovato nuovi elementi da esaminare dopo il confronto con la Procura di Torino e il pm Manuela Pedrotta che si sta occupando della vicenda dal punto di vista della giustizia ordinaria.

Proprio a Torino dovrà recarsi nei prossimi giorni Nicolò Zaniolo, il cui fascicolo non è ancora stato impugnato e che dopo la sfida di premier del suo Aston Villa giocata da titolare nel weekend potrebbe scendere in campo anche in Conference League giovedì contro l’AZ Alkmaar. Anche Tonali, in linea di principio, potrà essere schierato dal Newcastle domani in Champions. Scenari che contribuiscono a creare altra confusione nella mente di tanti tifosi che già faticano a giustificare con la sola ludopatia l’errore marchiano commesso da giovani privilegiati, figuriamoci vedendoli ancora in campo.

Il presidente della Figc Gabriele Gravina ieri ha persino elevato i profili dei giocatori coinvolti poiché «sono testimonial sempre, anche quando sbagliano e poi si ravvedono come sta succedendo in questi giorni».

 

BRUTTA STORIA
Sbagliare è umano e pagare per i propri errori è lodevole, ma nel caso di Fagioli, Tonali e Zaniolo nei loro incontri con gli specialisti e soprattutto con i giovani, gli studenti e le persone comuni, dovranno mandare un messaggio del tutto opposto. Questa brutta storia, comunque sta facendo passare in secondi piano l’incubo vissuto da altri calciatori citati al momento senza alcun riscontro pratico da Fabrizio Corona. 

L’ex fotografo dei vip, che per qualche strana ragione è sembrato quasi un nobile vendicatore solitario capace di smascherare i peccati del sistema calcio, è indagato dalla Procura di Milano per diffamazione aggravata a mezzo stampa sulla base delle querele sporte dai calciatori di Lazio e Roma Nicolò Casale e Stephan El Shaarawy, citati la scorsa settimana da Corona a Striscia La Notizia per il loro presunto coinvolgimento nella vicenda (come pure Federico Gatti della Juventus). Il centrocampista dell’Inter e della Nazionale Nicolò Barella, invece, per ora si è limitato a diffidare gli organi di informazione «a tutela dell’immagine e dell’onorabilità sua e della sua famiglia» dopo la pubblicazione delle notizie, a loro volta al momento prive di fondamento, sul suo ruolo attivo nella vicenda. Nomi gettati nel fango solo per ottenere qualche ospitata in più o qualche clic in più.

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