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Calciopoli, la scelta della Juventus: perché dopo 17 anni il caso è chiuso

Leonardo Iannacci
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Una pesantissima pietra tombale, è il caso di dirlo, è calata su Calciopoli 2006, una delle innumerevoli vicende extra-football che hanno caratterizzato gli ultimi decenni del pazzo mondo del pallone. I protagonisti sono la Juventus, che si vide revocata due scudetti in seguito allo scandalo che la colpì, a tal punto da venire retrocessa in serie B, e l’Inter che beneficiò di quella vicenda vedendosi assegnare il titolo 2006 che era rimasto vacante dopo la dura punizione che colpì la vecchia Signora.

Ricordiamo che il club bianconero fu quello più penalizzato nell’inchiesta di 17 anni fa e riconosciuto colpevole di “una fattispecie di illecito associativo” che integrava il reato di violazione dell'articolo 6 previsto dal Codice di giustizia sportiva. Gli vennero revocati gli scudetti del 2005 e del 2006 vinti sotto la guida di Fabio Capello e venne retrocessa in B con 9 punti di penalizzazione. Tra le altre squadre coinvolte la Fiorentina, il Milan, la Lazio, la Reggina e l’Arezzo con varie penalizzazioni di punti. Il tutto mentre la nazionale di Marcello Lippi, composta da molti giocatori della Juventus, aveva appena vinto il quarto titolo mondiale della storia azzurra.

 

 

TUTTO FINITO

Di ieri la decisione da parte della Juventus di rinunciare al ricorso al Consiglio di Stato contro Figc e Inter per ribaltare la sentenza del Tar del 2016 che aveva negato ai bianconeri il risarcimento “del danno ingiusto” provocato dalla decisione del commissario straordinario della Federcalcio Guido Rossi di assegnare alla squadra nerazzurra. Una rinuncia che, di fatto, chiude in modo davvero definitivo lo scandalo di Calciopoli 2006 dopo che, per anni e più volte, la Juventus aveva cercato di ottenere un risultato a lei favorevole. Già nell’agosto scorso il Consiglio di Stato aveva respinto il ricorso del club bianconero sulla questione. E non era stato l’ultimo “no”: nel 2011 il consiglio Figc aveva rigettato all'istanza di revoca in autotutela, presentata dai bianconeri e nel 2019 il Collegio di Garanzia aveva dichiarato innammissibile il ricorso della Vecchia Signora, così come il Tar del Lazio tre anni dopo.

 


Sfinita da tutti questi “no” il club bianconero si è arreso. L’udienza su quest’ultimo, ennesimo ricorso era in programma ieri mattina, ma da qualche giorno la Juve aveva già deciso di ritirare la richiesta di risarcimento, firmata dal presidente Gianluca Ferrero. Il testo della società recita testulamente: «Rinuncia al ricorso in difesa e in rappresentanza della Juventus Football club contro la Federazione gioco calcio e Inter Milano spa. Firmato per conferma: dottor Gianluca Ferrero, presidente del Consiglio di amministrazione e legale rappresentante della Juventus». Cala il sipario, così, su una vicenda controversa e ormai lontana nel tempo per il nostro derelitto calcio. Una delle tante visto che dopo quel 2006 le brutte sorprese non sono certo terminate per la Juventus, macchiando con una costanza preoccupante il quotidiano di quello che dovrebbe essere lo sport più bello del mondo. E che invece passa con troppa disinvoltura dal campo alle aule giudiziarie.
 

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