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Milan, il vero problema di Stefano Pioli? Perché c'entra l'Inter...

Claudio Savelli
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Entrambe le milanesi reagiscono al tentativo di golpe della Juventus, ma dimostrano uno spessore diverso. Nell’Inter c’è autorevolezza, lucidità, carisma, caratteristiche con cui di solito si vincono i campionati; nel Milan c’è passione, istinto, ferocia, virtù difficili da mantenere accese per tutto l’anno, o anche per un’intera partita. Infatti i nerazzurri riescono a gestire un’onda anomala di emozioni contro la Roma mentre i rossoneri esauriscono tutto in un tempo, facendosi travolgere da un Napoli che, nella ripresa, a sua volta si aggrappa alla corsa al titolo.

L’Inter strappa la vittoria più importante del campionato finora, anche più del derby. Perché la vigilia era la più complessa da gestire. Anche per via della strategia di Mourinho, sembrava affrontare il solo Lukaku, invece ospitava una Roma che aveva come obiettivo il pareggio. Ma non si è fatta condizionare, l’Inter. Per tutta la gara controlla le proprie emozioni, il pallone, gli spazi e gli avversari. Il dato che più dimostra la capacità di concentrarsi dell’Inter sono i clean sheet, le partite senza subire reti. Sono sette su dieci, tantissime considerando che i nerazzurri non giocano un calcio speculativo come scrivono altrove presunti saggi del calcio: quello semmai lo gioca la Roma che, per inciso, dovrebbe iniziare a chiedersi se la mano di Mourinho è utile nel calcio contemporaneo e se vale i soldi che guadagna.

 



Il simbolo della capacità di adattarsi alla gara che i nerazzurri hanno sviluppato soprattutto nella scorsa Champions League (perché la Lazio, ad esempio, non si rende conto che una buona stagione nella massima competizione europea accelera la crescita più di tre campionati?) è Thuram, che gioca esponendo un quoziente intellettivo di molto sopra la media. Il francese alterna fasi di gioco in cui si mette a fare ciò di cui la squadra ha bisogno, e vederlo di fronte a Lukaku, che invece piega la squadra a sé e alle sue caratteristiche, fa impressione.

Nel Milan c’è una reazione nervosa alle recenti critiche e si vede nell’esame di coscienza di Pioli. Rinuncia alla squadra di costruzione e plasma d’un tratto una squadra di transizione. Non è un’ammissione di inferiorità al Napoli ma un (tardivo) atto di intelligenza. Le caratteristiche sono quelle, non ha senso cambiarle, ha senso sfruttarle. Il Milan è una squadra che si esalta se ha campo davanti a sé in cui far correre Pulisic e Leao sugli esterni, Reijnders e Musah nelle tracce centrali, Theo e Calabria a partire dalla difesa, e Giroud che può fare il centravanti d’area e basta. Non a caso il francese interrompe un digiuno di due mesi con una doppietta. Come tutte le reazioni nervose, però, l’energia finisce presto. Così il Napoli a sua volta nella ripresa trova spazio per reagire alla mediocrità del primo tempo, anche grazie ad un Rudi Garcia che non ha paura di rivoluzionare la formazione con tre cambi, dispensando bocciature. Il Napoli riempie il bicchiere a metà. Non è più dominante, ma sembra finalmente seguire l’allenatore.

 

 

 

 

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