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Totti e Spalletti, la clamorosa risposta: "Cosa faccio se lo incontro in strada"

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Un'intervista totale, quella di Francesco Totti al Corriere della Sera. Il colloquio con Walter Veltroni affronta tutti i temi della sua vita, privata e professionale. Al di là delle parole sulla sua ex moglie Ilary Blasi ("Ora vorrei solo che trovassimo un equilibrio tra noi capace di proteggere i ragazzi che sono la più grande ragione, per ambedue, di amore") e del silenzio un po' sospetto sulla nuova compagna Noemi Bocchi (mai nemmeno citata), l'ex Pupone parla di Roma, di Luciano Spalletti, di Mourinho

"Spalletti? Se lo incontrassi lo saluterei con affetto, mi farebbe piacere. Credo che tra noi ci sia un profondo legame. Anche perché quello che abbiamo passato insieme, quando arrivò da Udine, è per me, nella mia vita, qualcosa di irripetibile sia in campo che nel quotidiano", ammette Totti riguardo al mister che lo ha reinventato tatticamente, a 30 anni, e con il quale si è scontrato duramente nel finale di carriera.

 

"Io uscivo una o due volte a settimana con lui a cena - continua - Luciano era una persona piacevole, divertente, sincera. Nella fase finale il nostro rapporto è stato condizionato dall'esterno, specie dai dirigenti o consulenti della società, e non ci siamo più capiti. Anche io ho fatto degli errori, ci mancherebbe. Credo che tutti e due, se tornassimo indietro, non entreremmo più in conflitto". La Nazionale in ogni caso oggi è in buone mani. "Conoscendo lui, che è uno degli allenatori più bravi, se non il più bravo in Italia, sapevo che avrebbe impresso una svolta. La squadra sa come stare in campo, si vede che giocano più liberi, che si divertono. I risultati verranno, è comunque una fase difficile per il calcio italiano. Spero solo che riusciremo a qualificarci per Europei e Mondiali. Otto anni senza partecipare ai campionati del mondo sono stati duri, per chi ama il calcio".

 

Totti ha parlato anche della Roma, la squadra della sua vita. "Io ho passato trent'anni nella Roma. Ho portato rispetto a tutti, rinunciato ad altri ingaggi senza farlo pesare. Ho detto no al Real e altri perché volevo quella maglia, solo quella maglia giallorossa che è stampata dentro di me. Il modo in cui è finita la mia storia con la Roma, sì, mi è dispiaciuto. La verità è che quando nel calcio non servi più non c'è più rispetto. Se Maldini, Del Piero, Baggio, io siamo fuori dal calcio significherà qualcosa, no?". E su Mourinho e un eventuale futuro alla Roma: "Certo che, con un ruolo definito, mi piacerebbe, per le ragioni che ho detto prima. E mi piacerebbe con Mourinho, è il numero uno, lo stimo molto. Mi dispiace non essere stato allenato da lui, nella mia carriera. Ma non voglio tornarci su. Non voglio chiedere. Alla Roma sanno che se hanno bisogno di me, per cose serie, mi fa piacere dare una mano. Altrimenti, amici come prima". 

Sulla sua carriera, conclude, "gli errori servono. Ti fanno crescere, ti aiutano a non farli più. Io mi rimprovero lo sputo a Poulsen che, nonostante le immagini televisive, per me non è successo", ricorda a proposito dell'espulsione rimediata in Italia-Danimarca, seconda gara dello sfortunato Europeo 2004. Un episodio che oltre a macchiare la sua immagine, contribuì forse anche alla clamorosa eliminazione degli azzurri già nel girone, anche in virtù del famigerato "biscotto" tra Svezia e Danimarca all'ultima partita. "Non posso immaginare di avere sputato a una persona - sottolinea l'ex numero 10 -, è la cosa più assurda e più lontana dal mio modo di intendere il calcio e la vita". 

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