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Moise Kean, il bomber che non segna: così è diventato il talismano di Allegri

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Gabriele Galluccio
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A 23 anni per Moise Kean è arrivato il momento di decidere cosa vuole fare da grande. Ambire alla grandezza o rassegnarsi a non rispecchiare le alte aspettative che accompagnano la sua carriera fin dagli esordi. Per lui è finito il tempo dell’indulgenza concessa ai giovani talenti: è all’ottava stagione da professionista, ha già giocato nel Psg (tra l’altro segnando 17 gol in 41 presenze) e pure in Premier League. Adesso, come piace dire agli americani, è tutta una questione di «how bad do you want it?».

Quanto ci tieni, Moise, a conquistare un ruolo da protagonista in una grande squadra, a fare la differenza per davvero? Sta tutto nella sua testa, più che nei piedi, che non saranno quelli di un grande bomber ma possiedono un talento importante, abbinato a qualità fisiche sopra la media che possono fare sfracelli in Serie A. Ha la fortuna di avere Massimiliano Allegri che stravede per lui, al punto da preferirlo a Dusan Vlahovic, almeno nelle ultime uscite. Per il tecnico bianconero in questo momento Kean è più funzionale alla squadra, anche se non segna da oltre sette mesi: l’ultimo gol risale allo scorso primo aprile.

ECCELLENTE FORMA
Basandosi sulla mistica dei numeri verrebbe da dire che Moise è il talismano di Allegri, dato che nelle ultime cinque partite in cui è partito da titolare la Juventus non ha mai perso - anzi, ha una striscia aperta di quattro vittorie consecutive - e non ha neanche subito gol. Numerologia a parte, Kean sta giocando perché è in eccellente forma fisica e fortemente motivato, al punto da riuscire a creare pericoli nel deserto che è spesso l’attacco bianconero. Siamo dinanzi a un raro caso di centravanti che non la butta dentro ma trova comunque il modo di incidere: la miglior giocata finora è stata quella che ha comportato l’espulsione di Thiaw e ha spostato l’inerzia dello scontro diretto con il Milan dalla parte della Juve.

È chiaro che a Kean sta stretta la situazione e soffre per la mancanza di gol: ne aveva segnati due con il Verona, tra l’altro splendidi perché un concentrato di tecnica e forza fisica, ma il Var glieli aveva vanificati. Moise si è infuriato, sentendo di aver subito un’ingiustizia e sfogandosi pure sui social, ma l’importante è che canalizzi la rabbia sul campo e che non perda di vista l’obiettivo. Con il Cagliari dovrebbe avere un’altra opportunità da titolare: Allegri non si è sbilanciato in conferenza stampa, ma la sensazione è che possa schierarlo dal primo minuto al fianco di Chiesa. Kean è a un bivio e deve trarre consapevolezza dalla fiducia che gli allenatori stanno riponendo in lui: Mancini gli aveva sbarrato le porte della Nazionale, mentre Spalletti gliele ha riaperte e lo ha pure fatto giocare nelle ultime due partite. Tic tac tic tac... il tempo si sta esaurendo, ma la storia di Moise può ancora avere un lieto fine. 

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