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Jannik Sinner, voci clamorose dal suo staff: a pochi minuti dal match con Medvedev...

Leonardo Iannacci
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Come in quel romanzo giallo di Agatha Christie, sono rimasti soltanto in quattro e sono i primi quattro tennisti del mondo: Nole Djokovic, Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev e il rosso di San Candido (superfluo dirvi il nome). Un poker di campioni che si giocherà, tra oggi e domani, il titolo di maestro del 2023. Altre due piccoli indiani cadranno dopo le semifinali che vedono opposti prima il nostro amatissimo Jannik a Medvedev (diretta dalle 14.30 su Sky e Rai, streaming su Now) poi, alle 21, Djokovic ad Alcaraz. Sfide che promettono scintille qui a Torino dove la Sinnermania è scoppiata in modo fragoroso e il volto del ragazzo di San Candido, destinato a fare la storia e la gloria del suo sport, spunta ovunque come un fumetto. 

Jannik, ieri, ha riposato. Si è fatto vellicare la schiena leggermente dolorante dopo l’incontro vinto contro Rune e si è allenato con il consueto scrupolo, analizzando lo stato di forma di Medvedev. Un rivale che conosce bene, dal quale era stato battuto sonoramente in passato ma che si è messo in tasca nelle finali di Pechino e Vienna. Oggi sarà tutta un’altra storia visto che una semifinale Master strofinerebbe i nervi a chiunque, anche a un ragazzo solido, nato fra le Dolomiti e protagonista di un meraviglioso romanzo di formazione tennistica. 

 

L’AUTOSTIMA
Lo staff di Sinner è convinto che proprio le recenti vittorie contro il robot russo abbiano alzato l’autostima di Jannik che, fra tutti gli avversari, ha sempre confidato di temere Medvedev, oltre a Nole. «Sinner sta giocando meglio ma ha perso due set nel round Robin», ha detto minaccioso il 27enne robot di Mosca. Forse il russo ha paura del rosso? Segnaliamo che c’è un allarme che interessa Djokovic, oggi avversario di Alcaraz: Carlitos è tornato quello vero e, dopo due partite giocate al di sotto delle sue doti, si è rifatto vivo con la cattiveria, l’agonismo e la qualità che gli hanno consentito di vincere US Open e Wimbledon e 4 tornei 1000. 

 

Un segnale pericoloso quello che il torello spagnolo, ieri vincitore in due soli set (6-4, 6-4) contro Daniil Medve Medvedev, ha inviato a tutti. Ma in questi giorni, qui a Torino, si è parlato molto del futuro delle Atp Finals assegnate alla città della Mole sino al 2025. In seguito, questo affascinante torneo che ha conquistato ogni giorno 12.000 persone qui al palAlpitour (e per le semifinali di oggi e domani sono stati aperti altri 1200 posti), rischia di lasciare l’Italia: l’Arabia ha fatto un’offerta plurimiliardaria per organizzare le Finals dal 2026. Andrea Gaudenzi, il presidente dell’Atp, resta possibilista: «Decideremo la sede dal 2026 solo il prossimo anno». In realtà, oltre all’Arabia, anche la Spagna sta cercando di scippare la manifestazione. Sarebbe un peccato, quello che si sta vivendo in questi giorni qui a Torino è una festa. Vera.

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