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Carlos Sainz, i 16 giorni folli del pilota Ferrari (e quelle clamorose voci sul suo futuro)

Lorenzo Pastuglia
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Non può esserci miglior risposta alla decisione del presidente Elkann di sostituirlo a fine stagione con Hamilton. Carlos Sainz si è preso una vittoria coi fiocchi a Melbourne e a lui vanno fatti solo gli applausi, perché sta concludendo da vero signore la sua esperienza quadriennale alla Ferrari. Ancora una volta ha fatto suo il successo sfruttando le «briciole» lasciate da Verstappen nelle ultime due stagioni. L’intelligentissima vittoria di Singapore l’anno scorso, dando il Drs a Norris per tenere a distanza le due Mercedes, poi quella di ieri dell’Albert Park. Anteponendo la sua voglia di successo alla delusione per l’addio a sorpresa da Maranello. In Australia è stata la vittoria dell’orgoglio, della forza e della sofferenza. Non è da tutti farlo con un ritmo spaventoso e imprendibile per gli altri, compreso tra l’1”20 alto e l’1”21 basso. Anche per un mesto Leclerc, secondo e costretto ad ammettere cavallerescamente la sconfitta: «Carlos era troppo veloce, è stato eccezionale, non ho mai pensato di attaccarlo», sono state le sue parole.

Nel volto di Charles e in quello di Lewis si leggono chiare le preoccupazioni del momento. Il monegasco ne ha di meno dello spagnolo ora in pista, l’inglese è spento e senza motivazioni, dopo essere finito out ieri al 17° giro per alcune noie alla power unit. Proprio dal suo ritiro, il ferrarista ha tentato di attaccare Sainz, che è subito uscito dalla zona Drs allungando e prendendosi una vittoria senza storie. Sia Leclerc sia Hamilton, l’anno prossimo, avranno molto da lavorare per portare in futuro la Ferrari alla vittoria, mettendoci l’impegno e l’esperienza come ha sempre fatto Carlos. Ieri Charles ha ancora una volta schiumato invidia nel vedere il suo compagno di squadra davanti a tutti sul gradino più alto del podio. Gli amanti del monegasco, pure, non hanno accettato come è terminata la gara. Un po’ come accadde a Silverstone 2022, alla prima vittoria in carriera dello spagnolo, quando la dubbia strategia di gara della Rossa, dopo l’out dell’Alpine di Ocon e l’ingresso della Safety Car, lo favorì per la vittoria e diede il quarto posto al monegasco, in testa prima di quel decisivo momento.

 

Per Sainz quella di ieri è stata anche una vittoria «da montagne russe», come l’ha definita. Verissimo, specie se in 16 giorni è passato da una camera da letto di un ospedale di Jeddah, dopo essere stato operato all’appendicite, alla vittoria a Melbourne. Il bacio di papà Carlos nel parco-chiuso, l’abbraccio con l’ex compagno Norris e il trofeo dedicato agli uomini Ferrari. Molti tifosi del Cavallino sono rammaricati di vederlo partire a fine stagione, perché nel momento migliore della sua carriera. Troppo spesso è stato ingiustamente sottovalutato. Si è fatto trovare davanti a Leclerc in classifica nel 2021 (al suo primo anno in Ferrari), ha sofferto l’arrivo delle monoposto a effetto -suolo introdotte con il nuovo regolamento tecnico 2022, ma ha lavorato ed è cresciuto prendendosi tre vittorie da applausi. La speranza dal 2025 è di vederlo in qualche team di prima fascia, a lottarsela per le prime posizioni, e non in Sauber, pronta a legarsi nel 2026 con Audi. Magari a prendersi la rivincita in Red Bull, dove ritornerebbe dopo l’esperienza (traumatica) avuta tra 2015 e 2017 a Faenza con la Toro Rosso (oggi Racing Bulls) al fianco di Verstappen, prima del passaggio dell’olandese a Milton Keynes. Carlos ritroverebbe proprio Max: con Pérez in scadenza di contratto a fine stagione, tutto può succedere.

 

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