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Napoli, uragano-Antonio Conte: "Pretendo fame e faccia inc***, qui comando io"

Gabriele Galluccio
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Non fa proclami Antonio Conte, uomo del Sud che non vende sogni ma solide realtà. La sua presentazione a Napoli è un evento che va oltre il calcio, non a caso è stato scelto Palazzo Reale a fare da sfondo. Chi ha tempo non perda tempo, è il mantra di Conte, che non vede l’ora di “fare” in campo, lasciandosi alle spalle tutte le chiacchiere da bar. A partire da quelle sul mercato, che continuano a imperversare soprattutto sulla presunta voglia di Di Lorenzo e Kvaratskhelia di lasciare il Napoli. A riguardo Conte è stato perentorio: «Prima di parlare di contratti o di aspetti economici ho voluto una sola rassicurazione dal presidente: avrei deciso io chi sarebbe rimasto». Insomma, Antonio è stato categorico, non c’è alcuna confusione né grana da risolvere: Kvara e Di Lorenzo fanno parte della sua lista di incedibili, al pari di Lobotka e Anguissa. L’unica eccezione è Osimhen, che aveva già preso accordi con il club per essere ceduto.

Conte è a Napoli non solo per allenare la squadra, ma anche per fare il manager (capito, Ibrahimovic?): sarà pienamente coinvolto in tutte le scelte ed è giusto che sia così, altrimenti quella di De Laurentiis sarebbe stata una mossa fine a se stessa. Invece il presidente ha capito che deve lasciar far Conte, che è un vincente di natura e per professione. Il Napoli dovrà dimostrare di meritarsi un allenatore come Antonio, che è pronto a votarsi totalmente alla causa, a patto di ricevere in cambio la stessa devozione. Uno dei discorsi più interessanti che ha affrontato durante la presentazione è sulla disponibilità dei calciatori: «All’inizio è sempre tutto rose e fiori, ma non tutti sanno che tipo di percorso bisogna affrontare. Fatica, sudore... Qualcuno poi lo perdi per strada, io mi auguro di avere giocatori pronti a seguirmi fino alla fine. Questa è mentalità, cultura. Così diventi un vincente».

 

 

La mentalità è proprio quella che è mancata nella scorsa stagione. Il processo di ricostruzione richiede tempo, ma Conte è noto per non essere particolarmente paziente: «Già domani io partirei a fare battaglia sotto ogni punto di vista, ma non bisogna pensare che cambia allenatore e si torna subito come prima. Non possiamo competere con le solite note per il monte ingaggi, però possiamo farlo dando basi solide con cultura del lavoro. Amma faticà... Sulla voglia di vincere e di ammazzare sportivamente chi ci sta davanti non ci deve battere nessuno». Inoltre Conte non fa promesse che non può mantenere e quindi non parla di scudetto: «Lo vince una sola, posso promettere che saremo competitivi. Testa bassa e pedalare. Avremo una faccia incazzata, questo deve essere chiaro». Inevitabile anche un accenno alla tattica, con Conte che non è uno di quei “talebani” che vivono o muoiono con le proprie idee. Al centro del suo piano tattico ci saranno le caratteristiche dei giocatori: «L’allenatore bravo è quello che mette i propri calciatori nelle condizioni di esaltare le proprie caratteristiche, non andrò mai a snaturarli per le mie idee. Cerco l’idea giusta per esaltarli». Dopo aver sentito parlare Conte, i suoi colleghi dovrebbero iniziare a preoccuparsi...

 

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