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Parigi 2024, "scandalo Khelif": perché hanno ammesso ai Giochi la pugile algerina intersex

Salvatore Dama
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Quanto fa male un pugno di Imane Khelif? Come quello di un uomo o quello di una donna? Oggi, suo malgrado, lo scoprirà Angela Carini, in gara con la pugile algerina alle Olimpiadi di Parigi per la categoria pesi welter. L’identità sessuale della Khelif è diventata un intrigo internazionale. Secondo la federazione di Algeri è una donna. E, d’altronde, i magrebini non sono particolarmente tolleranti verso le transizioni di genere e i diritti della comunità Lgbtq+. Però in India è stata squalificata dal mondiale di boxe per livelli troppo alti di testosterone.

Stessa sorte toccata alla taiwanese Li-Yuting, in competizione nei pesi piuma. Però il Comitato olimpico internazionale ha deciso di ammettere in gara entrambe le pugili. Perché, ha spiegato il portavoce Mark Adams, se hanno scritto sul passaporto che sono donne «allora sono donne». Però il Cio ha anche detto di volersi uniformare alle regole stabilite dall’International Boxe Association (Iba) sull’ammissibilità degli atleti transgender. Però il Comitato olimpico vuole applicare le regole che valevano nel 2016 e non quelle che hanno portato alla squalifica di Khelif e Li-Yuting ai World Games del 2023.

 

 

 

Insomma non si capisce niente. E quanto c’è tanta confusione, di solito, è perché sul buon senso prevale l’ideologia. Nello sport agonistico i livelli di testosterone nel sangue vengono monitorati perché potrebbero essere il primo indicatore utile per capire se un atleta fa uso di doping. Ma evidentemente il Cio chiude un occhio, se in ballo c’è il rischio di discriminare un concorrente transgender o, come in questo caso, “intersessuale” (ovvero persone con caratteristicheche non rientrano nelle tipiche nozoni dei corpi femminili o maschili). E, paradosso, chi se la prende nel secchio è la boxeur siciliana Angela Carini e la sua noiosissima normalità. Interviene il Coni, senza fare nomi, annunciando di essersi attivato «con il Comitato olimpico internazionale affinché i diritti di tutti gli atleti e le atlete siano conformi alla Carta Olimpica e ai regolamenti sanitari».

Più esplicito il ministro Andrea Abodi: «Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi Europei, Mondiali e Olimpiadi. Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell'equa competizione dal punto di vista agonistico». Per Angela Carini, lamenta il ministro per lo Sport, non sarà così: «Dobbiamo distinguere la pratica sportiva dall'agonismo che deve poter consentire di competere ad armi pari, in piena sicurezza». È del tutto evidente, prosegue Abodi, «che la dimensione dell’identità di genere in ambito agonistico pone il problema delle pari opportunità o delle stesse opportunità. Non a caso, tante discipline sportive hanno posto dei vincoli per le atlete e atleti transgender necessari per poter permettere di gareggiare alle stesse condizioni».

 

 

 

Interviene anche il presidente della Federazione Pugilistica Italiana, Flavio D’Ambrosi: «So che il Coni ha già avanzato apposito quesito e siamo in attesa che il Cio risponda. L’atleta Carini non l'ho sentita ma non è preoccupata, deve fare il suo match e vedremo», aggiunge D’Ambrosi, «la stampa, gli appassionati dovranno giudicare. È un caso particolare e credo che vada allineato al rispetto dei valori e delle regole della carta olimpica».

Con il passare delle ore il caso diventa politico. Dice la sua anche la ministra della Famiglia Eugenia Roccella: «Desta grande preoccupazione sapere che, durante i giochi Olimpici a Parigi, in gare di pugilato femminile siano state ammesse due persone che, in competizioni recenti, erano state escluse. Sorprende che non vi siano, a livello internazionale, criteri certi, rigorosi e uniformi, e che proprio alle Olimpiadi, evento simbolo della lealtà sportiva, possa esserci il sospetto di una competizione impari e persino potenzialmente rischiosa per una dei contendenti». Sui rischi parla anche il ministro della Salute Orazio Schillaci: Mi auguro che l'incontro di pugilato tra la nostra Angela Carini e l'atleta algerina Imane Khelif garantisca integrità e equità della competizione. È importante infatti considerare i diversi livelli di forza che si confronteranno sul ring a tutela della sicurezza e della salute della nostra atleta».

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