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Paulo Fonseca è il nuovo Rudi Garcia: Ibrahimovic se ne lava già le mani

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Claudio Savelli
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Il Milan ricorda sinistramente il Napoli di un anno fa. Il comportamento di Leao e Theo nell’ormai famoso “cooling break” non è stato molto diverso dalle proteste inscenate da Kvara e Osimhen dopo i cambi di Rudi Garcia. Come quest’ultimo sostituiva i leader dello scudetto per dare un segnale, per far notare che erano loro i primi a non seguirlo, Fonseca ha lasciato in panchina i leader dell’ormai lontano scudetto rossonero per suggerire la stessa cosa. Di solito queste scene sono l’inizio della fine di un allenatore. Quasi mai, anzi mai, si riesce a ricucire il rapporto, e quando la società è costretta a intervenire non può che esonerare il mister, visto che cambiarne uno è più facile che cambiarne due o più, soprattutto se a mercato chiuso.
Detto che il comportamento di Leao e Theo dovrebbe essere punito con una revoca dello stipendio e qualche settimana fuori rosa e invece non è arrivata nemmeno una multa, la cosa peggiore è stata la spiegazione che i protagonisti hanno dato dopo la gara. La toppa peggio del buco. Sembra si prendano in giro a vicenda e soprattutto che prendano in giro i tifosi. A Milan Tv, quindi al media amico che non avrebbe sfoderato domande scomode, il giocatore francese ha detto che «non avevano bisogno della pausa perché appena entrati» senza considerare che la suddetta pausa serve all’allenatore per dare indicazioni tattiche, mentre Fonseca ha minimizzato («Nessun problema») e invitato a «non creare un caso che non c’è», quando avrebbe dovuto fare il contrario.


OCCASIONE SPRECATA
Gli hanno servito sul piatto d’argento l’occasione per guadagnare credito e autorevolezza e lui l’ha buttata per via del suo atteggiamento morbido, che poi è esattamente ciò per cui il Milan lo ha ingaggiato. Il Milan ha cercato Fonseca per avere questa diplomazia quando serviva l’esatto opposto. L’uomo duro che non scende a compromessi, oltre che un allenatore che ha presa immediata sul gruppo e sull’ambiente che vive nel torpore ormai da due anni. Non avendo cambiato i presunti leader della rosa che sono rimasti Leao e Theo, calciatori immaturi e quindi bisognosi di una guida che andasse loro contro quando necessario, dovevi per forza cambiare il manico. E a dimostrarlo è proprio il caso del cooling break. Fa rabbrividire che nessuno della società abbia parlato della questione, come se davvero fosse stata una cosa normale. Nessuno si è fatto vedere. Ibrahimovic non era nemmeno presente a Roma, secondo alcune voci addirittura perché in vacanza.

 

 


Questo fatto è singolare: nel momento di difficoltà dell’allenatore che hai scelto- e se non hai scelto, hai mentito in sede di presentazione -, non sei presente? Anche se non lo è, sembra un segnale di abbandono. E nel calcio i messaggi impliciti valgono più di quelli espliciti. De Laurentiis è stato criticato per molte cose ma un anno fa, quando la sua scelta di Rudi Garcia iniziava a sembrare sbagliata, era sempre presente. Vero che la società era la sua, ma Ibrahimovic è stato assunto per gestire il Milan proprio perché il padrone non vuole farlo in prima persona. Vista la sua presenza alle presentazioni dei nuovi acquisti e dell’allenatore, non regge più nemmeno la scusa del contratto strano che gli è stato sottoposto, ovvero che lo svedese tecnicamente è consulente di Red Bird, non del club- e quindi in un’azienda normale avrebbe la funzione di consigliere, non di decisore. In ogni caso, più che dirigente del Milan, Ibra sembra dirigente di se stesso. La pausa Nazionali gli offre una settimana piena per smentire questa impressione. Passata questa (con il trittico Venezia, Liverpool, Inter al rientro) probabilmente sarà troppo tardi.

 

 

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