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Antonio Cassano, il figlio insultato in spogliatoio: la madre Carolina sbotta

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Non fate arrabbiare Carolina Marcialis, moglie di Antonio Cassano: potrebbe "polverizzarvi". La pallanuotista genovese, sui social, ha rivelato ai follower di Instagram un episodio decisamente spiacevole (e significativo) che ha coinvolto lei, ma soprattutto il figlio Cristopher. di 13 anni. 

Il primogenito dell'ex giocatore di Bari, Roma, Real Madrid, Sampdoria, Milan, Inter e Parma (tra i più talentuoso e discussi giocatori azzurri degli ultimi 25 anni) è a sua volta un aspirante calciatore e considerato una promessa del pallone. Anche per questo, spesso, viene preso di mira dagli avversari.

 

 

 

"Non puoi proteggerli mai realmente come vorresti quindi bisogna insegnargli fin da piccoli come non farsi investire da ciò che li circonda", ha premesso Carolina su Instagram, per poi scendere in dettagli francamente sconcertanti. "Ha giocato un’amichevole e ha perso. Nello spogliatoio della squadra avversaria un ragazzino gli ha urlato: 'Cassano su***a'. Se avessi reagito come Carolina sarei andata di là e avrei preso il bambino, i genitori e l’allenatore e li polverizzavo".

Al di là dell'amor di madre, ovvio, la rabbia della Marcialis è comprensibilissima e scoperchia il calderone della scarsa sportività che domina il mondo del calcio giovanile. Christopher (suo fratello Leone ha 2 anni in meno) sembra comunque aver vissuto la vicenda nel modo migliore: "Quando è uscito mio figlio ho parlato con lui e lui mi ha detto: 'Mamma ho fatto un gol e sono un 2011… loro 2009. Vedremo tra qualche anno!'. E lì ho capito che non riuscirò mai a proteggerli da tutti ma posso insegnare loro a reagire e soprattutto a non diventare persone vuote e cattive". Una bella lezione. 

 

 

 

Tante le critiche che evidentemente continuano a ruotare al nome di Cassano, ma la moglie Carolina se ne infischia. “E’ da quando ho 17 anni che vivo con in sottofondo un costante commento o giudizio positivo e negativo della gente. Diciamo che sono abituata. Tornare a vivere a Genova non è stato il massimo perché purtroppo è come vivere in un paesino e quindi il commento… è d’obbligo!”, l’amara conclusione.

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