Ripercorrere la finale del Roland Garros, che ha visto sì sconfitto il suo ‘allievo’ Jannik Sinner, ma che ha fatto entrare sia lui sia Carlos Alcaraz ancora più nella leggenda. Lo spagnolo si è imposto al quinto set, dopo un match durato 5 ore e 29 minuti, Darren Cahill ne ha parlato in una lunga intervista al podcast di Andy Roddick. "Sono state cinque ore e mezza di tennis brillante, serio e con grande rispetto tra i due giocatori — le sue parole — Come allenatore, non posso chiedere di più. Cosa ci siamo detti dopo il match?”.
Dopo la partita “abbiamo parlato pochissimo, ovviamente c’era delusione — ha aggiunto — Jannik è rimasto seduto nello spogliatoio per un buon quarto d’ora, venti minuti. Ognuno di noi del team si è avvicinato e gli ha dato un abbraccio. Gli abbiamo detto che eravamo davvero orgogliosi di lui, orgogliosi del suo impegno. Ma non era il momento giusto, quello, per fargli un discorso su cosa possiamo imparare. Ne parleremo più avanti. Bisogna mostrare un po’ di empatia per quello che sta attraversando. Tristezza, qualche lacrima, qualche lacrima per tutti, in realtà. Ma devo dire che quella sera, qualche ora dopo, non se n’era ancora fatto una ragione. E non se la farà mai. Ma lui ha una grande capacità di mettere le cose in prospettiva".
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Jannik Sinner all'Us Open. Il numero uno al mondo è tra i 16 giocatori e le 16 giocatrici che si sono iscritt...La grande capacità di Sinner si chiama “resilienza”, quella che Jannik metterà per tornare più forte di prima a Wimbledon: “Ha una grande consapevolezza di sé — ha detto ancora — E penso che per essere un grande campione in qualsiasi sport, devi avere consapevolezza di te stesso. Devi sapere come comportarti, quanto è importante saper affrontare le delusioni: non esaltarti troppo quando vinci una partita, non fare lo stupido quando perdi. Devi saper affrontare i fallimenti e successi più o meno allo stesso modo. Cerca di imparare da quello che succede, andare avanti e migliorare. E lui fa tutte queste cose”. In più c’è un’etica del lavoro “che è incredibile — ha aggiunto Cahill — Ha una straordinaria resilienza, e quella resilienza sarà messa alla prova dopo quella partita a Parigi, nel vedere quanto in fretta riuscirà a voltare pagina. Non importa se vincerà o perderà le partite nelle prossime settimane, è più importante come saprà gestire quei momenti, continuando a spingere, a lottare. E lui è disposto a farlo".
La sospensione per il caso Clostebol è stata dura per Jannik, che ha passato mesi non facili a livello di gestione: "Trovare compagni di allenamento e organizzare le sessioni nei primi due mesi durante la squalifica è stato piuttosto complicato, perché tutto doveva essere approvato dall'ITIA — ha ammesso Cahill — Fondamentalmente ci allenavamo nel campo in terra battuta messo a disposizione di uno degli sponsor di Jannik, vicino a Monte-Carlo. Quello era l'unico campo su cui potevamo allenarci. Ma il tennis, in quel periodo, era quasi in secondo piano. La priorità assoluta era l'allenamento fisico". A Roma, agli Internazionali d’Italia persi contro Alcaraz, “dopo qualche set di allenamento non eravamo così fiduciosi — ha raccontato Cahill — Vincere qualche partita al Foro Italico è stato un grande bonus per noi. Una delle cose più incredibili di Jannik è che ci sorprende costantemente. Non solo per il suo livello di gioco, ma anche per la sua maturità e per come affronta le cose. Ma proprio perché ci sorprende così spesso, per noi ormai è diventata la normalità".
Infine una parola sul futuro, nonostante Cahill abbia detto ai passati Australian Open che questo sarà l’ultimo anno prima della ‘pensione’, ora sembra aver riaperto le porte: "Il mio ultimo anno? Vedremo, è un anno lungo, quest’anno compirò 60 anni — ha proseguito l’australiano — A volte senti dentro, nel profondo, quando arriva il momento giusto. Con Jannik ne abbiamo parlato alla fine dello scorso anno. Al momento non è cambiato nulla, ma l'anno è lungo. Mi sto divertendo davvero tanto a lavorare con lui. Quindi, mai dire mai. Però il mio ruolo non è quello di allenatore principale. Il coach principale è Simone”. E ancora: "Sento che lui ormai conosca bene il tipo di messaggio che gli arriva da me — ha concluso — Mi ha ‘spremuto’ abbastanza, diciamo così. È sempre stato dell’idea di cercare modi migliori, diversi, per migliorare. Quindi avere una nuova voce, un nuovo sguardo esterno, potrebbe non essere una cosa negativa per lui. Se succederà o meno, si vedrà. Ma, al momento, quello è ancora il piano. Anche se, ripeto, non posso sottolineare abbastanza quanto mi stia godendo questo lavoro con lui".