La rinuncia di Jannik Sinner alla fase finale della Coppa Davis ha scatenato reazioni contrastanti tra tifosi e addetti ai lavori. Ma per Paolo Bertolucci, ex tennista azzurro e oggi voce di Sky Sport, non c’è nulla di sorprendente. "Era già tutto scritto", spiega. "Mi sarei strameravigliato se avesse giocato. Il tennis è gli Slam, punto. Il resto è contorno”.
Per Bertolucci, la logica è semplice: "Sinner non è un calciatore. Non ha un contratto garantito, non è legato a una società. Se si fa male, perde soldi. È un libero professionista e deve pensare prima di tutto alla sua carriera”. Una visione lucida e pragmatica, che riflette il mondo del tennis moderno: "Oggi la Davis non ha più il valore di una volta — dice — Quando giocavo io era l’unico modo per rappresentare l’Italia. Adesso Federer non la gioca, Nadal la salta, Djokovic a volte sì e a volte no, e Alcaraz pure. È cambiato tutto”.
Jannik Sinner, retroscena: il "no a Berrettini"
Niente da fare, dunque, per l’Italia di Coppa Davis. Le finals di Bologna 2025 non vedranno la presenza di Jannik ...Le critiche, però, non si sono fatte attendere. Bertolucci le liquida senza mezzi termini: "Ogni volta la stessa storia: 'vive a Montecarlo', 'parla tedesco', 'non è abbastanza italiano'. Ma ragazzi, smettiamola. Queste sono stupidaggini. Sinner non legge i giornali e non guarda i social, quindi possono dire quello che vogliono: non lo scalfiranno”. L’ex campione difende anche la tempistica della decisione: "Ha fatto bene a comunicarlo subito, così il capitano può preparare la squadra. Gli altri dovranno assumersi le proprie responsabilità. Non puoi dipendere sempre da uno che ti fa partire 1-0”.
E a chi gli rimprovera di aver scelto le esibizioni al posto della maglia azzurra, Bertolucci risponde secco: "Ma non sono fatti suoi? Se gioca a Riad per guadagnare e divertirsi, dov’è il problema? Voglio vedere chi rinuncerebbe a milioni di euro per una partita della Davis. Non raccontiamoci delle favole”. In conclusione, nessun dramma, anzi una scelta coerente: "Sinner ha già dato tanto. Ha fatto vincere la Davis due volte, basta — conclude l’ex tennista — Prima o poi il cordone si taglia. E poi, ragazzi, questo è il tennis professionistico: si gioca per gli Slam, non per la retorica del patriottismo”.