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Quanta ipocrisia sui giornalisti, "bravi solo se nascondono il tifo"

Hanno seccato due stagisti a Sky, celebre piattaforma. È successo domenica. I due sono stati pizzicati in diretta mentre esultavano per l’autogol in Verona-Inter 1-2. Ma così non va...
di Fabrizio Biasinmartedì 4 novembre 2025
Quanta ipocrisia sui giornalisti, "bravi solo se nascondono il tifo"

2' di lettura

Hanno seccato due stagisti a Sky, celebre piattaforma. È successo domenica. I due sono stati pizzicati in diretta mentre esultavano per l’autogol in Verona-Inter 1-2: Frese regala la vittoria ai nerazzurri al 93’ e i ragazzotti si lasciano andare all’esultanza barbara, ignari di essere dentro l’inquadratura. La cosa poteva essere derubricata a ’na cazzata e i due giustamente rimbrottati ma, si sa, nell’era dello strapoliticamente corretto nulla è concesso e figuriamoci se la cosa straripa nell’avvelenato universo del pallone.

Fatto sta che i social hanno diffuso la clippettina e i tribunali virtuali hanno moltiplicato l’indignazione al grido di «vergogna! A Sky son tifosi!». Pensa te, è così: persino a Sky giornalisti, impiegati e passanti hanno la loro squadra del cuore come nel resto del globo. Ora, non sappiamo se i due malcapitati siano bravi, bravissimi, novelli Gianni Brera o scarsi, scarsissimi e, banalmente, la goliardata sia servita come pretesto per spedirli alle rispettive maison, ma in assenza di migliori motivazioni ci sentiamo di dire che la “ghigliottina” ci è parsa esagerata e un filo ingiusta.

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Conosciamo il presupposto dei più: «Il bravo giornalista è tenuto a mantenere doveroso distacco e a nascondere la sua passione» e a questo rispondiamo. 1) I due pasticcioni non sapevano di essere ripresi, altrimenti avrebbero stragoduto in silenzio. 2) È capitato un milione di volte di pescare professionisti integerrimi impegnati a esultare o imprecare per una vittoria o sconfitta, ma certe mannaie guarda un po’ - calano solo sugli ultimi della scala sociale. 3) La retorica del giornalista non-tifoso è stucchevole e intrisa di ipocrisia. Tutti hanno la loro squadra prediletta, anche e soprattutto quelli che si professano “totalmente indipendenti”. E, allora, meglio un giornalista che ammette la sua fede e si relaziona senza avere segreti e barriere o quello che «Io non tifo per nessuno, al limite per la squadra del mio Paese» ma poi alla prima occasione fa partire la ola in salotto?

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