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Sprofondo Viola, ecco come la Fiorentina si è autodistrutta

di Leonardo Iannaccimercoledì 17 dicembre 2025
Sprofondo Viola, ecco come la Fiorentina si è autodistrutta

3' di lettura

Proviamo a immaginare cosa direbbe oggi Dante Alighieri della Fiorentina, squadra della città in cui è nato e dalla quale fu cacciato. Direte voi: ma che c’azzecca il Sommo Poeta con il calcio? C’entra anche se non saprebbe neppure lui che pesci pigliare per cercare di risolvere i guai e l’inferno nei quali si è cacciata la Viola, dodici mesi fa in Paradiso e primissima in classifica con 34 punti, poi vittima di un ridimensionamento dopo l’ennesimo, assurdo licenziamento di un allenatore Raffaele Palladino arrivato dopo l’allontanamento altrettanto assurdo di Vincenzo Italiano- e ora ultimissima con 6 punticini. Un bottino miserrimo di sei pareggi e nove tragicomiche sconfitte che pongono la Fiorentina distante 8 punti dai 14 di Parma, Genoa e Cagliari che respirano attestati in una quota salvezza per ora rassicurante.

Con la peggior difesa del campionato (26 gol subiti) e il terzo peggior attacco (12 segnati, solo Pisa e Parma ne contano 10), lo strapiombo è sempre più vicino. C’è un Arno di mezzo e un mistero che nessuno riesce a risolvere in riva a quel fiume. Dire che l’impegno di domenica prossima contro l’Udinese è vita-o-morte (sportiva) è banale ma così è. Un nuovo schiaffone e la risalita, già oggi una Cima Coppi, diventerebbe una chimera. Il problema è che i... problemi sono parecchi e ovunque, dentro ma anche fuori dal campo: il presidente Rocco Commisso non in perfetta salute è negli Stati Uniti e però ha smentito qualsiasi voce di cessione del club; il diesse Daniele Pradè che ha costruito la squadra ha mollato Firenze da tempo; l’allenatore Stefano Pioli (media punti 0,4 a partita) è stato sostituito da Paolo Vanoli che, dopo il ko interno contro il Verona, viaggia alla stessa velocità e pareva candidato a un nuovo siluramento con Beppe Iachini pronto a subentrare per una salvezza che è una quasi una mission impossible.

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Altri guai vengono dai rapporti fra i giocatori che si mandano un giorno sì e l’altro pure a quel paese per battere un rigore o non integrare Kean fra loro, il modo migliore per disgregare uno spogliatoio che dovrebbe cementarsi a questo punto e non essere soggetto a terremoti psicologici. Mentre i tifosi, notoriamente fra i più caldi, impazienti e incazzerecci d’Italia, inscenano frustranti faccia a faccia con gli stessi giocatori: quello con Dzeko, che munito di megafono parlò alla curva dopo la sconfitta con l’Aek Atene, ha mestamente fatto il giro del web. La società, o ciò che resta di essa, nella tarda serata di ieri è arrivata all’idea di confermare temporaneamente Vanoli, gli ha fatto dirigere l’allenamento e ha congelato l’idea Iachini o un eventuale ritorno di Pioli, che è rimasto sotto contratto dopo l’esonero delle settimane scorse.

La squadra è stata confinata al Viola Park in rigoroso ritiro forzato anche se raramente tale soluzione ha portato risultati, in passato. Giovedì c’è la sfida di Conference a Losanna ed è giusto il commento di Riccardo Montolivo, perno del centrocampo viola di una Firentina che fu: «In questo momento servono gli uomini più che i calciatori». Un messaggio ai ragazzi che vestono malamente la maglia che Montolivo tanto amò. Le proiezioni dicono che serviranno 36-37 punti per salvarsi, il che vuol dire che la Fiorentina deve farne 30 nelle prossime 23 giornate. Ma nella storia del campionato di A soltanto due squadre si sono salvate avendo 6 punti dopo 15 giornate: l’Hellas Verona 2022-23 e il Crotone 2016-17. Citando il Sommo Poeta, in riva all’Arno ci si può consolare soltanto rileggendo un suo verso applicabile alla salvezza impossibile: «... par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare».

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