Carlos Alcaraz e Juan Carlos Ferrero si separano. A pochi giorni dall’inizio della nuova stagione, finisce una delle collaborazioni più vincenti e simboliche del tennis moderno. Una notizia che arriva appena dopo un riconoscimento che sembrava suggellarne la solidità: Juan Carlos Ferrero e Samuel Lopez hanno vinto il premio di Coach dell’Anno agli ATP Awards, assegnato tramite la votazione degli altri allenatori del circuito maggiore, proprio per l’incredibile lavoro svolto con Carlos Alcaraz. E invece, pochi giorni dopo, l’addio e la fine di un ciclo. Per ricostruire tutto dobbiamo tornare a luglio: l’immagine è ferma, ma dice tutto.
Finale di Wimbledon, Alcaraz si gira verso il suo angolo, lo sguardo perso e una lucidità spiazzante: «Sta giocando molto meglio di me. Da fondo campo è molto più forte dime». Non è una resa, è una diagnosi. In quel momento, senza saperlo, parte il conto alla rovescia che porterà alla separazione con Ferrero.
SVOLTA
Da quella partita nasce la svolta tecnica e tattica: Alcaraz capisce che per restare in cima non basta il talento debordante, l’istinto, l’imprevedibilità. Serve un’evoluzione e l’obiettivo diventa New York e il numero 1 al mondo di Jannik Sinner. Sul cemento degli US Open Carlos cambia pelle: più aggressività con il dritto, ricerca costante del campo aperto, variazioni continue per togliere ritmo e certezze a Jannik Sinner. «Dovevo fare qualcosa di diverso, essere più propositivo, non aspettare», ha spiegato. Funziona. Sinner va in difficoltà, Alcaraz riprende il numero uno del mondo e ribalta la partita a scacchi più affascinante del tennis contemporaneo. La risposta, però, arriva, ed è di Sinner. L’italiano modifica il servizio, accetta di variare di più, sfrutta condizioni sempre più rapide prima e indoor poi, quelle che esaltano la sua pulizia tecnica. Il risultato è Torino: Finals vinte, equilibrio ristabilito, scacchiera di nuovo in movimento.
A questo punto la prossima mossa tocca ad Alcaraz. L’annuncio è pubblico: «L’Australian Open è l’obiettivo stagionale», ma dietro le dichiarazioni si consuma un dissenso più profondo. Ferrero spinge per un modello Sinner: dedizione totale, centralità assoluta del tennis, Carlos, invece, resta fedele alla propria essenza, fatta anche di pause, di break durante la stagione. Vuole vincere, ma senza rinunciare a sé stesso.
MOTIVI
Secondo quanto filtra dalla Spagna, a rendere definitiva la frattura sarebbe stato anche un dissenso emerso durante le trattative per il rinnovo del contratto di Ferrero per il 2026. Un iniziale disaccordo di natura contrattuale, mai chiarito del tutto, si sarebbe trasformato in uno scontro più profondo che avrebbe portato ad una frattura insanabile, fino alla decisione di separarsi. «È molto difficile per me scrivere questo post... Dopo più di sette anni insieme, Juanki e io abbiamo deciso di concludere la nostra partnership», ha scritto Alcaraz nel messaggio d’addio. Ferrero ha risposto con il tono di chi la scelta sembra averla subita più che governata: «Chiudo con nostalgia, ma anche con orgoglio. Dire addio non è mai facile. Vorrei aver potuto continuare». È qui che le strade si dividono. Avviene a 22 anni, nel momento giusto, dopo sette stagioni che hanno trasformato un bambino prodigio di Murcia nel numero uno del mondo, come già era stato Ferrero. Ora si apre un nuovo capitolo. Per Alcaraz, chiamato a dimostrare che la sua evoluzione può continuare anche senza il maestro che lo ha cresciuto. Per Ferrero, che lascia il numero uno ma non il tennis. La rivalità con Sinner continuerà a segnare il decennio, ma una cosa è certa: questo non è un addio qualunque: è la fine di un percorso riuscito e nel tennis, come nella vita, è il modo migliore per separarsi.




