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Immigrazione, 21 tunisini rifiutano la quarantena e devastano la nave che li ospita: vergogna a Lampedusa

Andrea Cappelli
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Prendono la via del mare per trovare un futuro migliore: l'Italia li soccorre in acqua, li conduce sulla terraferma, li accoglie. Ma la quarantena proprio no, i migranti non la vogliono fare. Ha del surreale quanto accaduto il 26 agosto, quando un gruppo formato da 21 richiedenti asilo provenienti dalla Tunisia ha innescato un'accesa rivolta per evitare di essere imbarcato all'interno della nave Azzurra, ormeggiata nel porto di Augusta (in provincia di Siracusa) dove avrebbe dovuto trascorrere il periodo di quarantena. I facinorosi facevano parte di un gruppo più ampio composto da 77 persone (uno dei tanti sbarcati a Lampedusa nell'ondata migratoria che a partire dal 25 agosto ha visto arrivare sull'isola circa 600 persone), e al momento di imbarcarsi hanno opposto resistenza, scatenando una gazzarra che ha messo in allarme tutti i presenti.

 

 

GAZZARRA
Pronta la reazione degli agenti dei commissariati di Augusta e Pachino che hanno isolato gli individui più aggressivi, cercando di riportare la calma e limitare i disordini. Ora i 21 rivoltosi sono stati denunciati per danneggiamento aggravato, violenza privata aggravata, furto e resistenza a pubblico ufficiale aggravata. A questo si aggiunge l'immediato arresto di 6 migranti (cinque tunisini e un egiziano) tornati in Italia attraverso la frontiera marittima di Lampedusa nonostante avessero già ricevuto un decreto di espulsione dal nostro Paese. Su disposizione del sostituto procuratore di Agrigento i sei scontano ora i domiciliari presso l'hotspot di contrada Imbriacola a Lampedusa, dove questa mattina gli specialisti del Can (Centro anticrimine natura) hanno compiuto un sopralluogo per verificare le condizioni degli scarichi fognari. Nelle ultime settimane, infatti, le fognature della struttura hanno presentato diversi problemi dovuti a un malfunzionamento delle pompe: a preoccupare sono le condizioni igienico - sanitarie della struttura. Le risultanze dell'ispezione saranno comunicate alla Procura di Agrigento, che nei giorni scorsi ha aperto un'inchiesta dopo un esposto di Legambiente sugli sversamenti delle vasche di laminazione che avrebbero provocato «un gravissimo caso di inquinamento ambientale». Una serie di disordini che solleva più di una perplessità sull'operato del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, che a dispetto di tutto può ancora contare sulla fiducia del premier Mario Draghi.

 

 

Difendendo la titolare del Viminale dalle critiche di Lega e FdI, proprio ieri il capo dell'esecutivo ha affermato che a suo giudizio Lamorgese «lavora molto bene». Sulla questione sbarchi «io», ha scandito Draghi, «non ho trovato qualcuno che avesse la bacchetta magica e i numeri di quest' anno non sono spaventosi». Di segno opposto il giudizio di Giorgia Meloni che ieri - ai microfoni di Morning News su Canale 5 ha manifestato l'intenzione di presentare una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell'Interno. «Se Draghi», ha spiegato la leader di FdI, «ritiene che un ministro dell'Interno che si è comportato così, che ha dato dell'Italia l'immagine di una "Repubblica delle banane", stia lavorando bene, ritengo che Draghi abbia un problema di valutazione sulla capacità dei propri ministri. Dalla gestione dell'immigrazione al resto», ha concluso Meloni, « mi pare che Lamorgese abbia dimostrato di non essere all'altezza del compito».

 

 

I RECORD NEGATIVI
A rincarare la dose ci si mette anche il leader della Lega Matteo Salvini, pubblicando sulla sua pagina Facebook un grafico che documenta il vertiginoso aumento degli sbarchi in Italia negli ultimi anni. Se con Salvini al Viminale, nel 2019, gli arrivi sono stati 5135, nel 2021 siamo arrivati a quota 39.410, e l'anno deve ancora finire. «Il ministro Lamorgese?» ha scritto sul suo profilo Fb il leader della Lega, «lasciamo parlare i numeri. Tralasciando rave party abusivi, baby gang e violenze diffuse, siamo (purtroppo) al record di sbarchi dal 2018, nonostante il Covid. E a processo ci vado io... a testa alta!». 

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