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Luciana Lamorgese, la stoccata di Pietro Senaldi: "Ha confessato di non saper proteggere gli italiani"

Pietro Senaldi
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Beata la ministra Lamorgese, che affronta le disgrazie altrui con imperturbabile fatalismo e una capacità di autoassolversi che non si capisce se sia sfrontatezza o inconsapevolezza. Ha santi in paradiso, lo sa e per questo  non si cura troppo di quel che dice. In visita pastorale a Rimini, dove sabato scorso un somalo richiedente asilo ha accoltellato quattro persone sull'autobus, compreso un bambino, dopo essersi infastidito perché gli avevano chiesto il biglietto, la sostituta di Salvini al ministero dell'Interno ha spiegato, bontà sua, che «l'episodio non doveva capitare». Poi però ha subito aggiunto che «comunque sarebbe potuto accadere ovunque, in Italia come in Europa». E qui siamo d'accordo solo a metà con la signora.

 

 

USCITA INFELICE
Certo, nessun posto della Penisola è al sicuro rispetto alla furia di extracomunitari svitati e violenti che accudiamo amorevolmente senza chiedere loro neppure di rispettare la legge. In questo senso, Rimini non fa differenza da Milano, Catania o Firenze. Ma allargare il discorso all'Europa è stata un'uscita infelice. Il somalo dal coltello facile infatti dimorava presso la Croce Rossa romagnola, che lo aveva segnalato da tempo e vanamente alle autorità perché pericoloso. Non a caso Danimarca, Olanda, Svezia e Germania lo avevano messo alla porta. Nessuno intende dare alla Lamorgese la responsabilità specifica dell'accaduto ; tuttavia, benché ministro tecnico, la ex prefetta ha l'onere di assumersi quanto meno la responsabilità politica. Certi incidenti infatti sono figli della narrazione del Viminale secondo cui l'immigrazione, anche quella clandestina, non si può fermare e i reati che ne derivano sono una conseguenza fisiologica alla quale bisogna rassegnarsi, perché non si può prevenire.

 

 

ALLONTANAMENTI
Invece no. Innanzitutto, certi soggetti si possono, e anzi si dovrebbero, allontanare, come nel caso del somalo pugnalatore avevano fatto Paesi che passano per essere più accoglienti, politicamente corretti e multietnici di noi. In secondo luogo, la ministra, con la sua conduzione imbelle del dicastero, contribuisce a raffigurare l'Italia come il ventre molle dell'Europa, rifugio e meta ideale di chiunque voglia fare guai e uscirne pressoché impunito. Questo atteggiamento, arrivando dal Viminale, che considera i no vax più pericolosi di chi accoltella il prossimo, si propaga a tutte le prefetture e le stazioni di polizia del Paese giacché, se la lotta alla criminalità extracomunitaria non è ritenuta una priorità dal vertice, non si vede perché dovrebbe essere trattata come tale dalla base. La dottoressa Lamorgese è un'ottima persona e una scrupolosa servitrice dello Stato, ma il suo curriculum ultra quarantennale, ci racconta di una donna di organizzazione, burocrazia e palazzi, non di piazza, concretezza e lotta. Una delle prime mosse di Minniti quando giunse al Viminale, per parlare di uno che ci sa fare, fu allontanarla da sé; e qualche motivo ci sarà stato, visto che l'uomo non segue logiche correntizie ma di efficienza. Perciò, per quanto a Mattarella, e di riflesso anche a Draghi, spiaccia, forse stavolta tocca dare ragione a Salvini e ammettere che al posto del leader leghista è stato insediato qualcuno che riesce solo a farlo rimpiangere. 

 

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