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Immigrati dietro un reato su due: perché l'Italia rischia di esplodere

Giuseppe Valditara
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«Le italiane non salgono». Così, ai primi di giugno, una gang di giovani immigrati nordafricani avrebbe minacciato alcune ragazze salite sul treno a Desenzano, di ritorno da Gardaland. Questa frase, pronunciata da giovani che verosimilmente vanno nelle nostre scuole e che certamente vivono nelle nostre città, è significativa. Alcuni sono probabilmente cittadini italiani di seconda generazione. È una frase che riecheggia sentimenti assai diffusi nelle periferie francesi, e più in generale nelle periferie di molte città d'Europa, e riguarda soprattutto giovani appartenenti a minoranze portatrici di culture fortemente identitarie e tendenzialmente oppositive. È una frase che dovrebbe far riflettere, proprio mentre alcune forze politiche rilanciano lo Ius Scholae come fonte di attribuzione automatica della cittadinanza.

 

 


DATI PREOCCUPANTI
Un sondaggio, condotto da Ifop per l'Istituto Montaigne, ha stimato che il 50% dei mussulmani francesi di età compresa fra i 15 e i 25 anni vorrebbe sostituire la sharia alla costituzione francese. Secondo un rapporto presentato nel 2018 dal saggista francese Hakim el Karoui, il 32% degli studenti mussulmani intervistati ha una visione assolutista della religione. Non va molto meglio nel Regno Unito dove, secondo un sondaggio compiuto da autorità statali nel 2018 e citato dalla Fondazione CDF, il 23% dei mussulmani inglesi ritiene che si debba applicare la sharia nelle loro comunità, mentre il 32% chiede la pena di morte per chi offenda Maometto. E veniamo all'Italia. Secondo una rilevazione Istat, nella fascia d'età fra i 14 e i 17 anni gli stranieri residenti sono appena il 9,6% della popolazione. A fronte di ciò il 65% degli scippi, il 50,2% dei furti, il 48,1% delle rapine, il 47,7% delle violenze sessuali, il 40,4% delle percosse è commesso da giovani immigrati.

 

 


Non va meglio nella fascia di età fra 18 e 24 anni. Qui gli stranieri sono l'11,2% della popolazione mentre l'89,7% dei reati che concernono lo sfruttamento della prostituzione, il 55,8% delle violenze sessuali, il 52,6% delle rapine, il 52,4% dei furti, il 43,6% delle lesioni dolose è commesso da immigrati. Questi dati non comprendono i reati commessi da italiani di seconda generazione. Sorprendentemente, l'incidenza della criminalità scende in particolare nella fascia di immigrati di età compresa fra i 45 e i 54 anni e nelle fasce successive. La percentuale di reati commessi da cinquantenni stranieri è pari al 16,7% a fronte di una percentuale sulla popolazione totale pari all'11,8%. La differenza si spiega probabilmente con una maggiore integrazione dopo anni di lavoro e di inserimento nella società italiana.

 

 


L'IMPORTANZA DEI VALORI
Questi dati dovrebbero insegnare che l'immigrazione, per non creare conflitti sociali e sacche di opposizione, deve presupporre una vera integrazione, che passa per la reale e vissuta assimilazione dei valori fondamentali di una repubblica. Nulla dunque di più sbagliato del dare ope legis lo status di cittadino a ogni giovane straniero che abbia fatto cinque anni di scuola nel nostro Paese, anche senza aver compiuto i 18 anni d'età. La cittadinanza va meritata e presuppone un percorso di "buona cittadinanza": zero reati, nessuna sanzione amministrativa, corretta condotta scolastica, conoscenza e condivisione dei principi cardine della nostra Costituzione. La deresponsabilizzazione dell'immigrato e l'accoglienza facile sono il presupposto della disgregazione della nostra società e di conflittualità future sempre più accentuate. 

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