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Immigrazione, Molteni: "Disastro alle porte, la situazione sta per esplodere"

Pietro Senaldi
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«Bisogna rovesciare il paradigma della sinistra, tutta ius scholae, ius soli e clandestini raccontati come risorse, quando invece il 45% dei reati dei minorenni e il 33% di quelli commessi dagli adulti sono di matrice extracomunitaria. Dobbiamo tornare noi italiani in Libia e in Tunisia, per evitare che il Nord Africa si trasferisca qui». Nicola Molteni è stato il primo leghista a tornare al Viminale, dopo l'addio di Salvini nel 2019. Draghi l'ha rimesso nella stessa posizione - sottosegretario di Stato - che il deputato di Como occupava quando al ministero dell'Interno imperversava il capitano. «Certo, passare da Matteo alla Lamorgese è come ritrovarsi dal giorno alla notte» racconta l'interessato, «la sinistra in questi anni ha smantellato tutto quello che avevamo fatto, e i risultati si vedono: da inizio 2022 siamo già a 52mila sbarchi, 25mila solo tra luglio e agosto, quando noi ne avevamo avuti solo 5mila in un anno e mezzo. Siamo a mille morti, mentre ai nostri tempi le vittime del mare erano una tragica eccezione e non la regola».


La sinistra sostiene che Putin ci sta mandando gli immigrati dalla Libia per far vincere le elezioni alla Lega, alimentando l'allarme clandestini...
«È una fake-news, una falsità. Su trentamila arrivi dalla Libia, solo quattromila sono partiti dalla Cirenaica, la zona d'influenza russa. E comunque, anche quei pochi, arrivano solo perché l'Italia non ha una politica seria di contrasto».


Proprio un paio di giorni fa il leader islamista Belhaj, sostenuto da Mosca, ha sferrato un attacco a Tripoli, con l'intenzione di farla cadere...
«La sinistra sottovaluta il tema immigrazione, lo ritiene un allarme congiunturale, quando invece è strutturale e come tale va trattato. Quanto agli islamisti, sappiamo che spesso i terroristi hanno usato i barconi per arrivare da noi, come l'attentatore dei mercatini di Natale a Berlino, dove morì una giovane italiana».

Cosa possiamo fare per evitare il peggio?
«Cambiare politica migratoria, perché se andiamo avanti con questa, che prevede anche provvedimenti come lo ius scholae, attrattivi rispetto ai clandestini, prepariamo il campo a una bomba demografica che potrebbe schiantarci. E, me lo lasci dire, a innescarla sarebbe proprio la sinistra nostrana, che anziché fermare i traffici di uomini di fatto li incentiva. Rischiamo di tornare ai livelli del 2016, governo Renzi, quando sbarcarono 180mila persone».


Tragico effetto della politica inaugurata due anni prima dall'allora premier, Enrico Letta, quando con l'operazione Mare Nostrum spalancò i nostri porti a tutti e di fatto smantellò la Bossi-Fini...
«Letta fa l'europeista, ma la sua politica ci danneggiò nella Ue. Bruxelles iniziò a considerare l'Italia un colabrodo e arrivò di fatto a pagare il governo Renzi, consentendo deroghe al bilancio, perché si tenesse tutti i clandestini. Quel che la sinistra sa e non dice è che Bruxelles era molto soddisfatta e rassicurata dalla politica di Salvini al Viminale. Non ricevemmo contestazioni, solo incoraggiamenti».

Cosa intende quando dice che dobbiamo andare noi in Libia?
«Esattamente questo, come fece Berlusconi nel 2008, venendo a patti con Gheddafi».


Il governo Berlusconi lanciò un piano di investimenti in Libia e in cambio il colonnello si impegnò a controllare i flussi...
«L'Europa dà sei miliardi a Erdogan per non farsi invadere».

Noi come Italia dove li prendiamo sei miliardi?
«Non dobbiamo darli noi, e ne basterebbero meno. È tutta l'Europa che deve intervenire, perché noi siamo la porta d'ingresso. Bisogna fare un piano di sviluppo che fermi la crisi sociale in Tunisia e stringere accordi con i vari governanti libici. Dobbiamo tornare a gestire la situazione in Nord Africa mettendoci alla guida di missioni internazionali, è interesse di tutti.
Guardi che rischiamo grosso. Non escludo un disastro umanitario in arrivo. Consideri che l'aumento degli arrivi è slegato dalla crisi del grano nell'Africa Centrale, che deve ancora far sentire i propri effetti».

Qual è il piano di governo della Lega in tema di immigrazione?
«C'è una parte di politica nazionale e una parte di politica internazionale. Sul fronte interno, dobbiamo tornare ai decreti sicurezza di Salvini. Il centrosinistra ha dimezzato i tempi di permanenza nei centri di raccolta, il che significa che decine di migliaia di clandestini si sono dati alla macchia nel Paese. Questo peraltro ha anche incentivato il lavoro nero, anzi lo schiavismo, nelle campagne del Sud, con eserciti di servi della gleba neri che lavorano per tre euro all'ora. E poi bisogna ritornare ai rimpatri».


E sul fronte internazionale?
«Minniti è stato il miglior ministro dell'Interno che la sinistra abbia mai avuto, infatti lo hanno ripudiato e accantonato. Lui si trovò a gestire una situazione drammatica e fece degli accordi con la Guardia Costiera libica per pattugliare le coste, che fermarono gli arrivi e peraltro salvarono anche decine di migliaia di vite».

Che cosa ha in mente?
«Bisogna fare gli hotspot in Africa, sotto il controllo di forze internazionali, e lì identificare gli immigrati, vedendo chi ha diritto a venire qui, perché fugge da una guerra, e chi invece vuol spostarsi per altre ragioni. E poi bisogna alzare il livello di scontro con le navi delle ong, le organizzazioni non governative che di fatto favoriscono il traffico di immigrati. Servono multe e sequestri, come ai tempi di Salvini, e vanno introdotti i principi della rotazione dei porti e della responsabilità dello Stato di bandiera».

Lotta dura a tutte le Carola Rackete del Mediterraneo?
«Attualmente almeno una quindicina di navi delle Ong solcano il Mediterraneo. È giusto che le nazioni che prestano a queste imbarcazioni la loro bandiera vengano considerate primo porto d'approdo del naufrago, e pertanto lo accolgano, secondo il diritto del Mare. Quanto ai porti, non esistono solo quelli italiani».

Ma il blocco navale è di difficile attuazione...
«Di fatto la Spagna e la Grecia lo praticano. Infatti la prima quest' anno è a ottomila sbarchi e la seconda a quattromila. È questione di volontà politica più che di fattibilità. Per questo è giunta l'ora di tornare a un governo politico che torni protagonista nel Mediterraneo, per garantire la sicurezza non solo nostra ma di tutti».

E per chi è già qui e magari ci è nato o ci lavora da anni?
«L'anno scorso l'Italia ha dato 130mila cittadinanze, siamo quelli che ne danno di più. Ma la cittadinanza dev' essere il punto d'arrivo di un processo d'integrazione, non come vorrebbe la sinistra la premessa dell'integrazione».

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