Cerca
Logo
Cerca
+

Migranti, i giudici vietano il rimpatrio dei clandestini: ecco perché

Paolo Ferrari
  • a
  • a
  • a

Il presidente tunisino fa piazza pulita del "Sistema" Palamara e per i giudici italiani la Tunisia diventa subito un paese «non sicuro». È quanto accaduto questa settimana al tribunale di Cagliari dove i magistrati hanno sospeso il rimpatrio di un cittadino tunisino disposto dall'Autorità di pubblica sicurezza. Il tunisino, peraltro con precedenti penali, aveva fatto domanda di protezione internazionale affermando di sentirsi minacciato in patria. La domanda era stata immediatamente respinta dalla Prefettura sarda in quanto la Tunisia figura nell'elenco, voluto dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini, dei paesi sicuri, quelli dove non sono in corso guerre e dove non vengono violati i diritti umani. In effetti i rapporti fra la Tunisia e l'Italia sono eccellenti, e sono migliaia di nostri connazionali che, oltre al clima sempre temperato, approfittando di un regime fiscale molto favorevole hanno deciso di trasferirsi sull'altra sponda del Mediterraneo.

 


«Si vive benissimo, quasi tutti parlano l'italiano, grazie a RaiUno, tutti conoscono Raffaella Carrà e Pippo Baudo. Quasi nessuno usa l'arabo classico, si parla un dialetto che ha anche qualche parola italiana, e molte francesi. E c'è quella voglia di comunicare che in Italia s' è persa da tempo», si sente dire dai nostri connazionali agée ormai in pianta stabile ad Hammamet o in altre località sul mare.

 


L'espulsione era pronta per essere eseguita quando però il tribunale di Cagliari ha bloccato tutto con una ordinanza urgente affermando che la Tunisia non fosse più un paese sicuro. Il motivo? La decisione del presidente della Tunisia Kais Saied di sciogliere il locale Consiglio superiore della magistratura ed emanare un decreto per riorganizzare completamente l'ordinamento giudiziario tunisino. Le toghe di Tunisi, prendendo evidentemente spunto da quelle italiane, in questi anni si sono lasciate andare a fenomeni di corruzione, condizionando la vita politica del paese e pilotando i procedimenti penali.


Saied, a differenza di Sergio Mattarella, non è stato però a guardare limitandosi ai "moniti" ma ha cacciato tutti dalla sera alla mattina, scagliandosi contro i giudici infedeli in diretta tv: «Alcuni magistrati hanno proprietà per miliardi di dinari, le loro nomine vengono vendute, i fascicoli processuali sono manomessi, alcune toghe sono al servizio di interessi estranei a quelli dello Stato», ha tuonato il presidente, docente di Diritto all'università di Sousse. «I tunisini», ha aggiunto, «hanno il diritto di conoscere la verità e chiedono che la magistratura sia "giusta", con giudici che devono applicare la legge». Immediata è stata la replica dei magistrati che, dopo aver incassato la solidarietà di quelli italiani, che non guasta mai, hanno gridato al complotto, affermando che la decisione di Saied mina «l'assetto costituzionale e lede l'indipendenza della magistratura». Saied, per nulla intimorito, ha allora fatto sapere di avere pronti dei dossier in cui mostrerà ai suoi concittadini come avvengono le nomine dei magistrati, come i processi vengono pilotati e come le sentenze aggiustate. Il provvedimento di scioglimento del Csm è stato accolto con favore dal presidente degli avvocati tunisini, Ibrahim Bouderbala, che da tempo auspicava una «revisione della composizione del Csm». Nel frattempo, però, i tunisini clandestini grazie al precedente del tribunale di Cagliari possono rimanere in Italia. 

Dai blog