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Migranti, rifugiati e caos strumentale: perché il governo ha ragione

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Bruno Ferraro*
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Di migranti e rifugiati si parla e si scrive continuamente. Si tratta di un argomento fortemente divisivo nel quale spesso alle declamazioni non corrispondono coerenti comportamenti concreti. Qualche esempio, relativo al 2022. A Lampedusa un letto ogni 5 profughi, quasi 1600 per 350 posti. La Grecia respinge i clandestini verso la Turchia. Dalla Tunisia 13500 arrivi irregolari dall'inizio a settembre 2022. Troppi arrivi e Calabria in affanno. I sudafricani frustrati per l'arrivo di migranti, atteggiamento comune a Costa d'avorio e Nigeria, mete delle migrazioni all'interno del continente africano. Per Draghi (luglio) «l'Italia non ce la fa più». Con Salvini ministro 5089 arrivi nel 2019, passati ad oltre 53000 con il centro-sinistra. Alla fine del 2022 i dati ufficiali di arrivi sono impietosi: ben 104.061 a fronte di 67.034 nel 2021 e 34.134 nel 2020!

 

 

 

Ora un cenno sugli orientamenti politici. Per il Pd la legge Bossi-Fini va abolita, i porti aperti, i respingimenti da condannare. Per +Europa "i diritti non devono finire in mezzo al mare ed è immorale intercettare i gommoni dei disperati". Per la Lega entra chi ha il permesso di entrare. Per Giorgia Meloni, in campagna elettorale, è necessario il blocco navale per impedire le partenze. Nel 2019 una sentenza del Tribunale civile di Roma ha condannato lo Stato italiano a risarcire i migranti respinti in Libia nel 2009 con 15mila euro pro capite, argomentando con l'articolo 10 della Costituzione che riconosce agli stranieri il diritto all'asilo. L'Europa, che avrebbe il diritto-dovere di intervenire in quanto le frontiere marittime di alcuni Stati sono frontiere anche europee, resta inattiva in tema di redistribuzione che ritiene volontaria.

Intanto le navi ONG vanno su e giù nel Mediterraneo come taxi del mare e sbandierando intenti umanitari tutti da verificare o clamorosamente sconfessati, come nel caso della cooperativa gestita dai familiari di Soumahoro che sfruttava i "poveri negri". Quanto alla Chiesa, ben 2 Papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, hanno riconosciuto allo stato il diritto di regolare i flussi migratori. Insomma, tutto e il contrario di tutto. Provo a fare un po' di chiarezza. Intanto l'articolo 10 richiamato dal tribunale di Roma non riguarda i migranti economici ma solo gli aventi diritto all'asilo. Secondo, gli stati hanno il diritto di tutelare le proprie frontiere regolando il flusso dei migranti e stabilendo le condizioni per una immigrazione regolare. Terzo, non vi è ragione per affermare che le regole possono trovare applicazione solo nel caso di stranieri isolati e non nel caso di arrivo in massa. Quarto, le navi ONG non hanno, in quanto tali, il diritto di pretendere l'arrivo, l'attracco, lo sbarco reiterato prescindendo dalla legge di bandiere dello stato cui appartengono, soprattutto perché ci sono validi motivi per dubitare della genuinità delle idee filantropiche che utilizzano per rafforzare le loro pretese.

 

 

 

Partendo da tali premesse mi sembra che la normativa varata dal Governo Meloni sia pienamente giustificata. Si tratta di una normativa che risponde a criteri di razionalità: niente soccorsi plurimi; stop ai trasbordi da una nave all'altra; obbligo di accettare per lo sbarco il porto assegnato dall'autorità; disbrigo delle prime pratiche di asilo a bordo per capire da subito la destinazione gradita dagli interessati; obbligo delle navi di avere requisiti di idoneità tecnica. Le sanzioni, dalla pena pecuniaria al fermo amministrativo di 20 giorni fino al sequestro ed alla confisca nel caso di trasgressioni reiterate, sono la logica conseguenza di comportamenti arroganti non più tollerabili.

*Presidente Aggiunto Onorario Corte di Cassazione

 

 

 

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